Turi: la scuola punto di forza nelle due emergenze in atto.

La guerra arriva, con i suoi effetti drammatici, anche nel nostro Paese che – come annunciato questa mattina dal premier Draghi – dovrà essere in prima linea per la difesa dei valori costituzionali di libertà e di democrazia.

Lo stato di emergenza decretato dal Governo – in un contesto che riporta alla luce i fantasmi di un passato che non ci saremmo mai aspettati di rivivere – è stato fissato al 31 dicembre. Una scelta indispensabile – osserva il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi – anche per l’accoglienza e l’integrazione che dovrà essere fatta.

La scuola italiana è modello di inclusione in Europa potrà essere luogo di integrazione e accoglienza. Il dettato normativo permette infatti ai profughi di poter frequentare le scuole italiane, persino ai minori non accompagnati: «tutti i minori hanno diritto a frequentare le scuole italiane fino al 18° anno di età, indipendentemente dalla regolarità della posizione in ordine al soggiorno in Italia. Le iscrizioni possono essere richieste in qualsiasi momento dell’anno scolastico».

In questa ottica appare importante finalizzare le risorse del Fondo europeo asilo, migrazione e integrazione (FAMI), assieme a specifiche risorse a carico del ministero dell’Interno per il Fondo per l’accoglienza dei minori stranieri e del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’Asilo (Fondo SPRAR).

E’ una nuova emergenza che – sottolinea Turi – si sovrappone a quella della pandemia, che scadrà il 31 marzo. Due emergenze che il nostro Paese sta affrontando con grande senso di responsabilità, con la scuola che resta in prima linea.
Pandemia da Coronavirus e guerra in Ucraina si sconfiggono con l’inclusione e la conoscenza, gli anticorpi che fanno superare le difficoltà e le avversità della vita – commenta Turi. Elementi inscindibili che si avvalgono della funzione delle nostre scuole, animate dalla passione e la professionalità del personale.

Ora però venga meno ogni ulteriore restrizione residua che proviene dalla pandemia, ogni divieto che ancora permane. Non sarebbe giusto mantenere in piedi obblighi, in assenza di un’esigenza di carattere epidemiologico, che cessa insieme allo stato di emergenza. Mantenerlo – precisa Turi – sarebbe solo un’inutile vessazione e divisione nei confronti del personale.

 


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