UIL: la scuola statale risponde al Parlamento nazionale. Non è in vendita.

L’assessore all’istruzione friulana, Rosolen, prova l’ennesima fuga in avanti.
Turi: la Lega, che ha vinto le elezioni, trasformandosi in partito nazionale, sarà costretta a rivedere le proprie posizioni, se vuole dare  risposte a tutti i cittadini, e non solo ad una parte di essi.

La scuola della costituzione che unisce l’Italia culturalmente e geograficamente non è in vendita – così il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, risponde alle affermazioni dell’assessore all’Istruzione del Friuli Venezia Giulia, Alessia Rosolen, oggi in Consiglio regionale.

Che la Regione Friuli voglia investire nella scuola del territorio, nulla osta, quello che non riusciamo a capire è perché ne voglia il controllo politico e gestionale.

Lo abbiamo detto e ridetto – aggiunge Turi – si possono benissimo trovare convergenze e terreni comuni per progetti ed investimenti, non si può invece accettare che sia acquisita la titolarità dell’istituzione scolastica statale, che è un patrimonio dell’intera popolazione e non della maggioranza politica di turno che può decidere sulla scuola sia in termini espansivi che regressivi.

Disporre dei diritti universali dei cittadini sulla base del governo regionale di turno, è incostituzionale.

La scuola appartiene a tutti e deve dare conto della sua azione al Parlamento che è rappresentativo del popolo italiano dell’unità nazionale e non semplicemente al Consiglio regionale di questa o quella regione.

La stessa Lega, che ha vinto le recenti elezioni, trasformandosi in partito nazionale – commenta Turi –  sarà costretta a rivedere le proprie posizioni, se vuole dare  risposte a tutti i cittadini, e non solo ad una parte di essi.


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