Eliminare il precariato è il presupposto per far partire il nuovo reclutamento

Commissioni Cultura e Bilancio al lavoro sugli emendamenti ma manca quello sul precariato.
Il ministro Bussetti al lavoro sul nuovo reclutamento, ma è un progetto a metà: manca la fase di transizione.

Mentre le commissioni Cultura e Bilancio sono al lavoro per definire gli emendamenti alla legge di Bilancio (attualmente tre: collaboratore del dirigente, tempo pieno nella scuola primaria e internalizzazione dei servizi di pulizia delle scuole) manca ancora l’emendamento per rendere operativo il nuovo reclutamento  del Ministro Bussetti. Una fase di transizione tra vecchio e nuovo sistema.

Il presupposto da cui partire per ogni ragionamento intorno al reclutamento nella scuola – sottolinea Turi –  è il superamento del precariato.  Il primo passo, strategico, è l’eliminazione dell’organico di fatto.

Nell’immediato occorre modulare una  fase transitoria  – raccomanda Pino Turi,  guardando al fatto che lo scorso anno ci sono stati 37 mila posti non coperti a causa della mancanza di candidati.
Nel prossimo anno, se il sistema di quota 100 dovesse passare come annunciato, potrebbero esserci altri 100 mila posti da coprire.  Se non si governa la fase di passaggio, saremmo in presenza di un raddoppio del precariato – osserva il segretario generale della Uil Scuola –  un livello eccessivamente alto.

Il sistema dei concorsi può andare bene – aggiunge Turi – ma occorre una fase transitoria che possa offrire una soluzione a quanti hanno  lavorato a  scuola per anni e oggi sono ancora in una condizione di precarietà. Un esempio sono i tanti insegnanti con 36 mesi di lavoro, senza abilitazione, quasi tutti al Nord.

Per superare questa situazione alcuni vorrebbero un percorso Pas, un modello che conduce all’abilitazione. Un vicolo cieco senza la riapertura delle Gae.
Una ipotesi che ha molti limiti – commenta Turi – perché dopo l’abilitazione che cosa fai? Si reitera il modello delle  Gae che produce nuovo precariato.  Una soluzione che non porta al lavoro ma ad un binario di attesa e che, opera solo una redistribuzione di risorse che finanzia le università.  Una tassa impropria sul precariato.

La proposta Uil Scuola per il nuovo reclutamento nella scuola  – chiarisce Pino Turi – passa attraverso il modello del concorso. Va prevista una procedura concorsuale abilitante,  riservata per chi ha i 36 mesi, con una prova orale non selettiva, che conduce direttamente all’immissione in ruolo.

Procedura propedeutica a questo piano di reclutamento  è l’immissione in ruolo dei docenti idonei del concorso 2016 (ai quali potrebbe essere consentito di fare domanda anche fuori provincia) e di coloro che avranno superato le prove del concorso 2018.

Occorre portare a termine le procedure concorsuali in atto – sollecita Turi – altrimenti potrebbero saltare tutte le nomine, per mancanza di candidati.  Un paradosso,  che non deve accadere per il secondo anno consecutivo.

Non è possibile che la magistratura abbia giurisdizione sul reclutamento – osserva Turi. Nella Legge di Bilancio va prevista anche una norma che riguarda i diplomati magistrali e i laureati in scienza della formazione primaria che riveda i titoli necessari per  poter accedere ai concorsi riservati e mettere fine ad una storia infinita di ricorsi e controricorsi tuttora in atto.

In questo modo e non attraverso continui cambiamenti di scenario, si può sanare, in via definitiva la situazione di quanti hanno fatto funzionare  la scuola per anni, senza aver potuto stabilizzare la propria posizione professionale.
Questo lasciando aperta ogni opportunità a tutti coloro che aspirano ad accedere alla professione di insegnante.


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