Reclutamento e precariato: il problema non è tecnico ma politico
La questione del reclutamento è stato l’argomento al centro dell’incontro tra le organizzazioni sindacali e l’amministrazione, rappresentata dal Capo di Gabinetto, Dr. Fiorentino, e dal Capo dipartimento, Dr. Versari. Per la Uil Scuola hanno partecipato Turi, D’Aprile. e Proietti.
C’è una volontà di cambiamento? Volontà che non può essere collegata solo all’emergenza Covid – ha detto Pino Turi in apertura del suo invento durante la riunione di oggi pomeriggio.
Siamo in presenza di una situazione molto delicata che non può essere risolta con il concorso classico che non misura quella parte di professione docente legata all’esperienza, ma possa e debba verificare l’attitudine alla professione.
Una situazione come l’attuale dove un insegnante su quattro è precario, non è più tollerabile.
Vanno cambiate le procedure di reclutamento per la scuola che ha caratteristiche proprie.
In questi giorni il ministro Brunetta ha dato una forte accelerazione alle procedure di reclutamento nella pubblica amministrazione. Noi restiamo ai metodi di trenta anni fa – ha detto Turi – che hanno mostrato tutti i loro limiti e sono diventati fabbrica d precariato.
Noi proponiamo un corso/concorso con formazione e verifica finale.
La Uil propone di immettere in ruolo subito, dal prossimo primo settembre, attraverso un corso/concorso straordinario, tutti i docenti precari con almeno tre anni di servizio.
Dovranno essere valutati i titoli e il servizio con un percorso di formazione ed esame finale.
Anno di prova e la mobilità sono materie che vanno lasciate alla contrattazione – ha aggiunto Turi.
Abbiamo già verificato come strumenti rigidi, come la legge, possono avere nel tempo effetti sbagliai: è il caso del vincolo quinquennale oggi anacronistico.
Il precariato è l’effetto, la causa ha un nome – ha sottolineato Turi – si chiama organico. Ne vengono fatti due l’anno, di diritto e di fatto. Il risultato è nessuna continuità. Noi abbiamo proposto organici triennali.
Stiamo per assistere ad un licenziamento di massa, 250 mila persone come ogni anno, tra giugno e settembre, vengono rimandate a casa per essere riassunte, con calma, tra settembre e dicembre.
Non sarà più possibile accettare quanto accaduto lo scorso anno: sull’altare del ‘merito’ sono state sacrificare 33 mila cattedre destinate ai precari, rimaste purtroppo vuote.
Per il futuro si dovrà pensare ad un organico triennale che dia stabilità al personale e continuità agli alunni. Un quarto del personale nella scuola non è garantito. C’è bisogno di cambiare passo. Una situazione eccezionale ha bisogno di misure eccezionali.
La Uil vuole fare un Patto per l’istruzione. Non un protocollo, deciso in solitudine ma un patto frutto di una mediazione, di uno scambio. Abbiamo bisogno di investire sulla pubblica amministrazione e sulla scuola e di capire se il Governo è intenzionato a garantire stabilità alla scuola, anche attraverso la stabilizzazione del personale precario.
Non si può continuare con il tiro alla fune delle forze parlamentari bisogna verificare la reale volontà.
Per la Uil il problema non è tecnico ma politico e il momento straordinario impone risposte straordinarie. Valutazione iniziale, valutazione in itinere e esame finale rappresentano un percorso di serietà che consente di poter immettere in ruolo decine di migliaia di precari, anche sul sostegno.
Potremmo anche pensare – se necessario, ha sottolineato Turi – ad una ripresa dell’anno scolastico in sicurezza, con tutto l’organico in cattedra, in una data che non deve essere necessariamente quella del 1° settembre, ma una credibile e che sia per tutti.