Nuovo anno scolastico: le questioni aperte delle scuole italiane all’estero
Sono iniziate le lezioni e le attività didattiche nelle istituzioni scolastiche e culturali all’estero. Tra le urgenze, il rischio di chiusura dell’80% dei corsi di lingua italiana nel Regno Unito.
Il Segretario Generale della Uil Scuola Rua Giuseppe D’Aprile, durante la sua recente visita alla Scuola Statale Italiana Leonardo da Vinci di Parigi, ha sottolineato quanto le scuole italiane nel mondo siano “un patrimonio da custodire con cura e applicazione”, che rappresenta uno strumento essenziale della nostra politica estera.
Al contrario la burocrazia del Ministero degli esteri rallenta le procedure di nomina e soltanto il 60% dei docenti assegnati alle sedi estere ha assunto servizio al 1 settembre; in tal modo non è stato garantito il regolare avvio delle lezioni in buona parte delle scuole italiane all’estero e in tutte le altre istituzioni scolastiche culturali presenti nel mondo.
Un caso degno di attenzione è quello del Regno Unito dove risultano “temporaneamente non attivati” ben 5 posti distribuiti tra corsi di lingua italiana a livello primario e secondario di I grado e 3 posti di Lettori di lingua italiana che resteranno vacanti presso le Università di Cardiff, Londra e Oxford. Ma il peggio deve ancora venire: se entro il prossimo anno non si raggiungerà un accordo con le autorità britanniche per l’accreditamento dei nostri docenti di italiano è quasi certa nel 2024 la chiusura dell’80% di tutti i corsi di italiano nelle scuole e nelle università del Regno Unito.
Si tratta di una situazione senza precedenti la cui gravità è tutt’oggi sottovalutata dal Ministero degli Affari Esteri e che potrà risolversi soltanto con un forte intervento politico del Governo nei confronti delle Autorità britanniche. L’obiettivo è quello di raggiungere un accordo bilaterale in deroga alle norme previste dalla Brexit per la concessione dei visti di lavoro nei confronti dei cittadini stranieri. L’obiettivo dell’ accordo deve essere quello di garantire uno specifico accreditamento del personale scolastico italiano assegnato alle sedi scolastiche del Regno Unito, che preveda una deroga alle leggi introdotte dalla Brexit per permettere ai nostri docenti di svolgere le attività di promozione della lingua e della cultura italiana nelle scuole e nelle università inglesi.
La posta in gioco è il futuro della diffusione dell’italiano nel sistema scolastico britannico e il rischio concreto è la scomparsa di tutti gli strumenti di promozione della nostra lingua nei prossimi anni in un Paese così strategico sul piano internazionale.