Un concorso straordinario che di straordinario non ha nulla
Una procedura più complessa del concorso ordinario, un accanimento di cui non capiscono i veri contorni.
Le procedure relative al bando del concorso straordinario per l’immissione in ruolo nella scuola secondaria di I e II grado sono state al centro del confronto, in videoconferenza, tra i rappresentati del ministero e le organizzazioni sindacali.
La delegazione ministeriale era guidata dal Capo dipartimento, Dr. Marco Bruschi.
Rispetto alla bozza del bando illustrata dall’amministrazione, la Uil Scuola ha evidenziato che i riferimenti relativi all’accertamento della conoscenza dell’uso delle apparecchiature e delle applicazioni informatiche più diffuse sono molto generici.
Sarebbe opportuno ridefinire questi aspetti all’interno del bando di concorso in modo più preciso e dettagliato, al fine di dare qualche certezza in più ai candidati.
Inoltre, la Uil, ha constatato la poca coerenza tra il decreto scuola e la bozza del bando di concorso.
Il decreto prevede che la prova scritta sia articolata in quesiti a risposta aperta, in numero coerente con una attribuzione di 80 punti complessivi.
La bozza del bando, invece, fissa il numero dei quesiti: 7 a risposta aperta e 1 di inglese, da svolgere in 150 minuti – una media di 19 minuti a quesito, in palese contraddizione con la legge (su forte richiesta sindacale potrebbero essere ridotti a sei).
Se raffrontiamo la prova scritta del concorso straordinario a quella del concorso ordinario possiamo senza dubbio affermare che questo concorso di “straordinario” non ha nulla, se non quello di essere nato sotto una cattiva stella: la prova risulta essere più complicata.
Il concorso ordinario, infatti, prevede una prova scritta di 120 minuti e i quesiti, a scelta della commissione, possono essere da uno a tre. E’ facile evincere che la media-tempo è ben diversa: con un quesito la media sarà di 120 minuti, con due quesiti sarà 60 minuti e con tre sarà di 40 minuti.
La matematica non è un’opinione. Questi sono fatti.
Dopo due governi e tre ministri il risultato a cui porta la scelta dell’attuale inquilina di viale Trastevere è che il concorso straordinario è più articolato e complesso di quello ordinario.
Complimenti ministra, bel risultato.
Un accanimento di cui non si capiscono i veri contorni, contro gli oltre 30 mila docenti precari che hanno insegnato per 6,7,8 anni mettendo a disposizione della scuola professionalità’ ed esperienza, che hanno fatto e continuano a far funzionare la scuola italiana e che a settembre insegneranno ancora da precari: immaginiamo anche con quale spirito, visto che la stabilizzazione si allontana sempre di più.
Si tratta di aver precarizzato ulteriormente la scuola statale.
Su circa 600 mila posti in organico di diritto, alimentati anche dai 39 mila nuovi posti che scaturiscono dai pensionamenti, i supplenti saranno circa 200 mila. Un precario su tre, altro bel risultato.
Una criticità che si va ad aggiungere ad una situazione già di per se’ difficile e che renderà più difficile e complesso l’avvio del prossimo anno scolastico.
Inoltre, in questi giorni, siamo venuti a conoscenza dell’emendamento dell’On. Antonio Torre del M5s che propone un concorso riservato per titoli ed esame finale ai docenti in possesso del solo titolo di specializzazione sul sostegno, procedura negata ai precari a cui è destinato l’attuale concorso straordinario.
Si tratterebbe di una procedura che se fosse estesa a tutti i docenti con 36 mesi di servizio nella scuola statale, sarebbe una buona iniziativa legislativa. Ci chiediamo se la ministra abbia cambiato opinione, se è contraria o se acconsente solo per una parte di docenti.
La specializzazione sul sostegno è titolo di accesso all’insegnamento così come lo è il titolo di studio; gli uni per l’insegnamento di sostegno gli altri per gli insegnamenti curricolari.
Non vogliamo certo pensare che si possa arrivare ad una simile discriminazione, con trattamenti diversi per condizioni simili di precariato.
Sarebbe un cattivo modo di gestire le politiche scolastiche che non ci può che trovare in forte disaccordo.
L’equità è la base di una buona politica. Ogni politica che determinasse ‘due pesi e due misure’, va contrastata in quanto antigiuridica e discriminante.
Continueremo a rivendicare le giuste soluzioni con la speranza di essere ascoltati e ci batteremo con tutti gli strumenti a disposizione per ristabilire una situazione di equità e di giustizia.
All’incontro, per la Uil Scuola, hanno partecipato Proietti, D’Aprile, Pizzo e Panzieri.