Bloccare il calendario delle prove del concorso straordinario

Bloccare il calendario delle prove del concorso straordinario, sospese a causa dell’emergenza sanitaria tutt’ora in atto – questa la richiesta contenuta in una lettera che il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, ha inviato nel pomeriggio al ministro dell’Istruzione.

Tale fase concorsuale non prevede prove suppletive, nonostante i diversi pronunciamenti dei Tar, e avrà conseguenze giudiziarie che andranno a frustrare gli obiettivi di mettere in ruolo i vincitori già a settembre prossimo – si legge nella lettera.

E’ evidente a tutti che questa fase di emergenza epidemiologica – i cui effetti sono ancora drammaticamente presenti, al punto di far valutare al Presidente Mattarella il non rinvio al voto e ai Comuni uno slittamento delle date delle elezioni amministrative – ha compromesso il programma di assunzioni.  Più opportuno sarebbe dunque, procedere con un ripensamento delle assunzioni e delle stabilizzazioni di tutti i lavoratori precari al fine di poter dare anche una garanzia di funzionalità per la scuola.

La invitiamo a voler considerare che il sistema di reclutamento, con le quattro procedure concorsuali straordinarie e ordinarie bandite la scorsa primavera, si è rivelato inattuabile – scrive Turi.
Il concorso straordinario, che prevede l’immissione in ruolo di 33 mila insegnanti, è rimasto bloccato per tre mesi e il rischio di non avere le graduatorie è più che reale. Il concorso ordinario non è neanche partito, e richiederà tre o quattro anni per essere portato a termine.

Ora bisogna guardare ad anno scolastico che continui, in presenza e in scurezza, e mettere in atto misure che garantiscano il prossimo.

A nostro avviso – osserva il segretario generale Uil Scuola – è urgente un intervento per evitare che si comprometta il normale avvio del prossimo anno scolastico, poiché le immissioni in ruolo previste, rappresenteranno una goccia nel mare magnum del precariato che, con i numerosi pensionamenti per il prossimo anno, cresce di 35 mila unità di docenti.

I dati parlano da soli: a settembre il Governo dava il via libera a 84 mila nomine. Ne sono state effettuate meno di 20 mila. La scuola italiana è passata da 150 mila a 200 mila supplenze, con un incremento verticale dei contratti a termine e del precariato.
Situazione senza precedenti che mina profondamente la continuità didattica e pregiudica il diritto all’istruzione dei ragazzi.

L’appello che viene fatto è di «garbo istituzionale per offrire uno scenario di possibilità»: a partire dall’analisi del quadro organico (vera priorità su cui puntare), del numero dei precari (troppo alto per reggere ancora), dei contratti (che, a parere nostro, vanno strutturati per triennio). 

Adesso bisogna sincronizzare i tempi del reclutamento coi tempi della scuola e lavorare per il prossimo anno scolastico -precisa Turi.
Alla scuola serve un meccanismo di reclutamento snello, organici triennali per consentire di assegnare contratti a tempo di stessa durata per superare l’annualità e consentire la stabilizzazione.

Nel Recovery Plan, ci sarebbero le risorse per agire sugli organici, sulla necessità di riformare profondamente l’attuale sistema, su cui lo stesso Governo ha indicato l’opportunità: non possiamo perdere anche questa occasione straordinaria.


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