La definizione degli organici Ata procede tra mille difficoltà. Punto chiave autorizzare i 2.288 posti.
Procede tra mille difficoltà la definizione degli organici del personale ATA. La situazione è resa ancor più complessa sia dalla crisi economica che dalle inevitabili implicazioni sociali. La scuola, suo malgrado, diventa un autentico campo di battaglia ove si consumano conflitti di svariata natura, ultimo in ordine di tempo, quello occupazionale. Quella stessa scuola che dovrebbe traghettare il Paese fuori dalla crisi elevando le menti e le coscienze, diventa il luogo dove collocare una folta schiera di lavoratori generalisti.
Più specificamente, è in atto l’internalizzazione di migliaia di lavoratori addetti alle pulizie (11.263 per l’esattezza) dipendenti da ditte private, facendoli approdare nel più sicuro alveo dei pubblici dipendenti.
Mettere in sicurezza i lavoratori è sempre un’opera giusta, soprattutto se si sfilano dal giogo di improbabili imprenditori, più verosimilmente trattasi di imprese assistite dallo Stato. Sin qui tutto normale o quasi, accade, invece, che nell’armonizzare i trattamenti tra il personale già dipendente (collaboratori scolastici) ed i neo immessi in ruolo, gli ex LSU (l’operazione è stata condotta originariamente nella forma del part-time), questi ultimi si vedano raddoppiare le ore con la trasformazione del contratto di lavoro, d’emblée, in full-time.
Ed anche qui, dare più ore, quindi più lavoro e salario, è un fatto ampiamente positivo, accade, però, che quegli stessi posti, vengano sottratti a quanti aspiravano ad occupare le medesime posizioni attendendo pazientemente di scalare graduatorie chilometriche.
A coronamento di questa operazione, accade un fatto ancora più strano, avendo immesso in ruolo un numero eccessivo di personale ex LSU e dovendo calibrare i posti, nell’ambito delle operazioni di mobilità interna, tra dipendenti vecchi e nuovi, sono questi ultimi a scalzare i primi. Ma non è tutto, un altro gruppo lavoratori (1.592), sempre ex – LSU, incombono e minacciano di sottrarre altri posti ai malcapitati lavoratori di ruolo, avendo bandito nuove procedure concorsuali con requisiti più blandi rispetto al passato (5 anni di servizio in luogo dei 10 della prima procedura).
Un pasticcio inestricabile. Il lavoro è un diritto e come tale va garantito a tutti, ma cambiare le regole a partita in corsa non è mai un comportamento da paese civile e di alta cultura giuridica come il nostro.
Esiste un solo modo per tentare di porre rimedio alla confusione ed alle ingiustizie create, che rischiano di contrapporre i lavoratori: autorizzare i 2.288 posti per collaboratori scolastici inseriti in Legge di Bilancio.
Lo rivendica la Uil Scuola per garantire e tutelare in modo equo tutti i lavoratori. Un’azione necessaria a temperare gli eccessi di una politica sempre pronta a catturare consensi, anche a costo di dividere creando conflitti inaccettabili. Il mondo del lavoro ha pieno titolo a rivendicare tutele e diritti per tutti, sempre che non vadano in contrasto con quelli di altri lavoratori.