LA FAVOLA DI PIA E PAI

EDITORIALE
Di Pino Turi

Il MI ha diramato una nota per dare indicazioni alle scuole sul PIA e sul PAI.
Non sono i personaggi di una novella, ma lo potrebbero diventare. Sono l’acronimo del Piano di integrazione degli apprendimenti e del Piano di apprendimento individualizzato, per dire che le scuole devono verificare le mancanze relative agli apprendimenti degli alunni per effetto della chiusura delle scuole per il coronavirus dello scorso anno con l’uso di una neo lingua che parla al suo interno.
Ricorda alle scuole che devono programmare dal 1°settembre e per l’intero anno.

Una circolare, discussa in sede di confronto sindacale, per le implicazioni che ha sul personale dal punto di vista istituzionale e contrattuale e sulle ricadute sugli studenti, specie quelli più ‘fragili’.
Nella bozza si indicavano particolari prerogative dirigenziali per l’attuazione e la programmazione delle attività di ‘recupero’ degli alunni. Una lunga trattativa che in sostanza doveva rimettere in linea la circolare con le norme di legge e contrattuali.

Sul primo aspetto, le prerogative dei dirigenti sono state (re)inquadrate nella norma che assegna al collegio dei docenti la deliberazione delle attività didattiche, una competenza prima negata dalla bozza di circolare e solo, successivamente attuata attraverso le prerogative organizzative dirigenziali.
L’altro aspetto di natura contrattuale è quello che riguarda i diritti ed gli obblighi dei docenti che sono chiamati dal 1° settembre all’inizio delle lezioni a programmare le attività per l’intero anno scolastico in nome dell’autogoverno (autodichia) della scuola, attraverso le delibere dei propri  Organi Collegiali.
Come è intuibile nessuna circolare può modificare ne leggi ne contratti, una circostanza rivendicata con forza dalle organizzazioni sindacali.

Mentre per i rapporti tra collegio e dirigenza si è trovata la formulazione giusta, sull’aspetto contrattuale il MI, cosciente di una forzatura contrattuale, ha lasciato la norma così come era stata concepita: far rientrare dal 1°settembre anche le attività di insegnamento che partono, invece dall’inizio  delle lezioni diversificate per regioni che ne definiscono il calendario.
Del resto, non si possono negare le attività di programmazione che sono propedeutiche alle lezioni e quest’anno si presentano ancora più complesse per la convivenza con il coronavirus che impegnerà i collegi in una importante programmazione didattica, a partire dalla costituzione di gruppi compatibili con il distanziamento.

Un’attività che non può essere sottratta da altre incombenze che hanno più il sapore della propaganda che l’effettiva urgenza d utilità che tuttavia deve essere lasciata all’autonomia di ciascuna istituzione scolastica.
Le scelte del collegio farebbero scattare il diritto a richiedere una particolare retribuzione aggiuntiva stabilita in contrattazione decentrata di scuola, nel caso si fosse chiamati ad un doppio ruolo, programmare ed insegnare.

È qui che PIA e PAI si possono trasformare in personaggi di una novella: si potranno organizzare e si dovranno realizzare. E’ un diritto dei ragazzi che va garantito, secondo tempi e valutazioni collegiali che devono  essere inseriti nella programmazione dell’intero anno scolastico, visto anche che difficilmente gli alunni troveranno gli stessi insegnati e metterli in situazioni di recupero del 1°settembre; è una valutazione che attiene alla singola scuola autonoma e non si possono scambiare con i corsi di recupero che sono ben altra cosa.

Voler forzare una norma contrattuale può avere motivazioni relative alle diverse situazioni, dovute alla pandemia, ma ciò che non si può accettare è che –  con una circolare, in maniera unilaterale – si forzi una  norme sostanzialmente, per ragioni di propaganda politica.
E’ veramente inaccettabile. Il ministero deve essere garante delle norme, non altro in un paese democratico, almeno

Del resto la UIL Scuola aveva proposto e dato la disponibilità ad un cambiamento temporaneo ed eccezionale, solo  per quest’anno, non facendo rientrare l’eventuale attività di insegnamento, tra quelle che danno diritto alla retribuzione aggiuntiva, se si rilevasse un problema politico di rilevanza tal da richiedere ciò che neanche la legge ha previsto.

La proposta non ha raccolto la maggioranza dei consensi e non è andata avanti, ma questo non dà  diritto all’amministrazione di creare confusione e diatribe tra il personale, visto che un lavoratore può chiedere l’attuazione del contratto (che non è possibile cambiare con una circolare).
A noi sembra che qualcuno cerchi il pretesto, il caso, per uno scontro con il sindacato che qualcuno vorrebbe sulla sedia degli imputati di un processo alla ricerca di un colpevole per nascondere le lacune politiche e gestionali di estrema rilevanza, per  poi  dirci che sono i sindacati a volere sabotare l’inizio dell’anno scolastico.

Ecco che PIA e PAI diventano i personaggi di una novella in cui i sabotatori non sono quelli che appaiono, ma proprio quelli che li indicano.

Il finale della novella è che per colpa di PIA e PAI,  chi si troverà a pagarne le conseguenze, saranno i dirigenti scolastici che si saranno affidati alle favole.


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