Ordinamento professionale Ata: formazione ma non solo

Dopo un pressing continuo, si è finalmente svolto l’incontro monotematico sulle annose problematiche del personale ATA. Inizialmente si è trattato il tema della formazione che continua a costituire uno dei punti di maggiore criticità di cui soffre il personale. E’ noto infatti che, pur a fronte di un autentico travaso di competenze tra l’Amministrazione periferica e le scuole, il personale è costretto a ritmi di lavoro estenuanti senza disporre del giusto riconoscimento economico ed indotto ad aggiornarsi con risorse proprie.

L’Amministrazione, recependo le richieste, si è immediatamente resa disponibile a mettere a punto un piano organico di intervento da concertare con le Organizzazioni sindacali. Al riguardo, la stessa Amministrazione ha specificato che sussiste la disponibilità anche ad effettuare un intervento normativo sulla Legge n.107/2015 che, è noto, ha escluso in radice il personale ATA dai piani programmatici specifici.

A seguire, la Uil Scuola Rua ha posto al centro del confronto la questione dell’Ordinamento ATA, il cui progetto riformatore è oggetto di trattazione con l’ARAN. Lo stesso costituisce uno dei punti più qualificanti e, nello stesso, più controverso del rinnovo del CCNL, a causa di un’impostazione del tutto incondivisibile e inaccettabile per le ripercussioni negative che determinerebbe sul personale in termini di diritti lavorativi acquisiti.  Si ricorda che la stessa materia è stata inserita sia nel primo che nel secondo Atto di indirizzo, con una dotazione finanziaria a dir poco incongrua (36.9 mln di € per poco più di 217 mila lavoratori, mediamente 9 € pro-capite).

Nel merito, il progetto prevede regole ad hoc per gli amministrativi (DSGA e funzionari), diverse da quelle degli altri (assistenti e collaboratori). L’introduzione degli incarichi triennali elimina la titolarità della sede, ne affida la competenza dell’attribuzione agli Ambiti Territoriali, elimina ogni valutazione soggettiva del lavoratore sull’accettazione dell’incarico (il diktat non è mediabile, si va dove viene disposto). Anche i meccanismi congetturati per la sostituzione prevedono il cambio del sistema: non più il titolare della seconda posizione economica, bensì la decisione del dirigente scolastico che individua il sostituto per le sostituzioni brevi, per quelle lunghe ritorna il ruolo dell’Ambito Territoriale che applica lo “scavalco”. Scompare la figura del DSGA (profilo unico e caratterizzato), quelli che la hanno la conservano fino alla risoluzione del rapporto di lavoro; nel futuro è prevista la figura unica del funzionario che può essere destinatario di incarico a tempo (quello del DSGA). Inoltre, in assenza di organico  (funzionari), il rapporto non può che essere di un addetto per ogni scuola

Spariscono (vengono soppresse) le posizioni economiche per tutto il personale ATA diventando una dotazione economica individuale per chi le ha, destinate a bruciarsi (vengono assorbite) nei casi di progressione verso l’alto.  L’ ossessione di omologare il personale ATA a quello delle altre pubbliche amministrazioni è insito nel progetto stesso.

Vengono emarginati da ogni percorso evolutivo gli assistenti tecnici, ancora divisi tra quelli storici delle scuola secondarie e i neofiti dei comprensivi, che si vedrebbero riconosciuti un compenso economico (indennità sempre da prelevare dal FMOF) per compensarli dal disagio di turnare su un numero indefinito di scuole. Per far quadrare i conti (la previsione è quella del D.L.80/22 che reca la firma del solito Ministro Brunetta), si introduce un’area filtro, quella del collaboratore esperto, che limita pesantemente la progressione dal profilo di collaboratore a quello di assistente.

L’Amministrazione ha precisato che la determinazione degli organici è subordinata ad un intervento normativo e alla individuazione di una conseguente dotazione finanziaria. Per cui ci troveremmo con un contratto senza possibilità di attuazione (l’esperienza dell’area C non ha insegnato nulla!!!). Un’evidenza che non può essere ignorata nel momento in cui si mettono a punto modelli organizzativi diversi da quello vigente. Quanto alle posizioni economiche, è stato assunto l’impegno a fornire il quadro completo che, al momento, gli uffici finanziari stanno mettendo a punto.  La stessa Amministrazione scolastica, pur ribadendo la diversità dei ruoli, ha offerto ampia disponibilità a fornire un’azione di supporto nei riguardi della trattiva che si sta conducendo con l’ARAN.

In conclusione la Uil Scuola Rua ha nuovamente argomentato come una riforma di Ordinamento attesa da oltre vent’anni non può che riguardare tutto il personale dovendo valutare una complessiva rivisitazione dei profili, delle mansioni e del trattamento economico adeguatamente finanziato. In questo, l’appartenenza alla Comunità educante ne deve continuare a costituire il tratto caratterizzante preservando i diritti e le tutele di cui il personale già dispone, proponendosi di elevarle, giammai di deprimerle, inserendole in un ambito educativo che non ammette separazioni e gerarchizzazioni.

La Uil Scuola Rua è stata rappresentata da Giancarlo Turi e da Roberto Garofani.
Per l’Amministrazione scolastica hanno partecipato i Capi Dipartimento, dott.ssa Carmela Palumbo e Jacopo Greco, e il Direttore del Personale, dott. Filippo Serra.

 

 

 


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