Ranieri: scuola dell’infanzia scomparsa dai radar

Alla scuola le briciole dei finanziamenti post pandemia: 1 miliardo e mezzo su 55 disponibili

Esami di Stato in prima posizione, poi valutazione e scrutini e didattica distanza. Ora anche lead, libri di testo, recupero dei gap cognitivi conseguenti la sospensione della didattica in presenza. Sono i temi che più interessano i professionisti dell’istruzione mentre la confusione regna in Viale Trastevere e si ripercuote sull’intero sistema scuola. 

La scuola dell’infanzia è scomparsa dai radar dell’attenzione istituzionale – denuncia Noemi Ranieri segretario nazionale Uil Scuola, responsabile del coordinamento per le politiche dell’infanzia e della sua scuola che ha prodotto un documento sulla situazione della scuola dell’infanzia in epoca di Pandemia.
[Ripartire dallo 0-6. Come ripensare il sistema integrato nell’emergenza. Il testo integrale nel link]

Saranno le scuole dell’infanzia e le prime classi della scuola primaria a dover ricomporre le macerie che la perdita di familiari e amici, l’isolamento, la paura dell’altro e della malattia hanno generato nei più piccoli, con danni incalcolabili per il breve ed il lungo periodo – sottolinea Ranieri.
Per rispondervi ancora nessuna indicazione, zero iniziative. Neanche qualche spunto per gli insegnanti, alla cui professionalità e determinazione, tutto sarà ancora una volta delegato.

Una situazione complessa d interessi contrapposti: da un lato Comuni, Enti locali e associazionismo che la usano come alibi per lanciarsi nella gara all’accaparramento dei fondi che l’Europa e il paese mettono a disposizione.
Dall’altro il sistema scuola nazionale e i suoi lavoratori, l’intera comunità educante, raccolgono le briciole. Un miliardo e mezzo, o poco più, dei 55 miliardi di cui si parla in questi giorni, per i prossimi due anni.

Un’abitudine a fare risparmi sull’istruzione che non è nuova: nel 2008, in un colpo solo alla scuola ne furono tagliati 8 di miliardi. Trend che non è più cambiato, con azioni costanti di riduzione, fino a trasformarci nel paese che insieme a pochi altri pochissimo spende in istruzione.

Intanto terzo settore, amministratori, associazioni si lanciano nella corsa a prendere per centri estivi, attività ricreative, intrattenimenti diurni – pone l’attenzione Ranieri.  Sono forse più importanti della scuola che ricomincerà a settembre?  I tanti soggetti sociali che si sostituiscono al welfare a costi falsamente contenuti e dai risultati incerti  – aggiunge – sono avvantaggiati dal confronto e dal dialogo con i decisori politici che alla scuola sono negati dalla ministra che usa il palazzo della Minerva come una torre d’avorio.

I temi su cui è urgente prendere posizione e dare riposte sono tanti: come affrontare la didattica per piccoli gruppi senza un numero sufficiente di insegnanti? Come assicurare il rispetto del distanziamento nelle attività di routine con le attuali consistenze organiche degli ausiliari? Come affrontare i nuovi disagi psico affettivi dei bambini senza una adeguata formazione in servizio?

Risposte sulle quali abbiamo formulato proposte e su cui siamo pronti al dialogo e al confronto. Non mettendo la testa nella sabbia o scambiando spiccioli ai privati volenterosi di turno.
La scuola si fa non restando mai soli, né in condizioni ordinarie né tantomeno in quelle straordinarie.


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