Italia Oggi / Turi: l’organico sia unico, triennale, espansivo. Basta con ricette vecchie.
Unico, triennale, espansivo: sono queste le caratteristiche che indichiamo per un nuovo organico. Un organico che unisca ‘diritto’ e ‘fatto’, che sia strutturato su un triennio, al termine del quale le persone hanno un contratto stabile, che superi l’ottica pre-Covid.
Ci vuole coraggio e volontà politica se si vuole partire da settembre come ha affermato il ministro Bianchi. L’organico non va solo aumentato riducendo gli alunni per classe ma rivoluzionato con organici pluriennali che darebbero stabilità e continuità didattica.
Ci troviamo, invece, alla proposta di riduzione di 650 docenti compensata dall’incremento di 5 mila posti per il sostegno, come se si potessero fare scambi tra categorie come saldi finanziari.
Non è tempo di politiche di contenimento ma di politiche espansive.
I contingenti che il ministero ha annunciato non rispondono alla necessità di ridurre il numero degli alunni per classe, condizione necessaria per riportarli in presenza e in sicurezza.
Ricette vecchie, parametri vecchi.
Non possiamo andare dietro alla polemica del recupero di alcuni giorni a giugno, utile a quanti vogliono continuare a sferrare attacchi ai docenti e a chi li rappresenta. Si affaccia – come per magia – la vecchia politica che interviene su aspetti che non sono scuola, ma assistenza sociale. Ci sono molti interessi e molte spinte sulla destinazione delle risorse del Recovery.
La scelta del pubblico, rispetto alla voracità del privato, deve essere quella strutturale, quella istituzionale.
Il nuovo pretende ciò che, i sindacati disintermediati per anni, stanno facendo con il ministro Brunetta e che vorrebbero fare con il ministro Bianchi. I soliti noti storcono il naso anche oggi che le loro posizioni sono sconfitte dalla realtà.
Noi rivendichiamo una svolta politica che parta dagli organici messi a punto per consentire una buona scuola senza dover ricorre al volontariato – che potrà aiutare, ma mai sostituire – la forza innovativa e culturale della scuola a cui tutti dovrebbero contribuire.
Gli organici fatti anno per anno sono anacronistici e fanno partire l’anno scolastico con mesi di ritardo, farli per tre anni, come proponiamo noi, significa ridurre i tempi per anticipare l’avvio del nuovo e di tutti gli anni a venire. Sarebbe meglio per tutti cambiare registro. A legislazione vigente la scuola parte a dicembre. Noi non ci vogliamo rassegnare e pensare che si possa recuperare tempo e spazi, ma servono politiche nuove.
Il pensiero unico che ha trovato nell’Europa tecnocratica e burocratica una sponda è ora intaccato dalla pandemia che ha messo a nudo le debolezze e i limiti della vecchia politica.
Servono politiche che agiscano sul lato della domanda aggregata, politiche keynesiane affidate a Draghi.
Una inversione di tendenza resa concreta con lo stanziamento di 209 miliardi per consentire al paese di rilanciare la crescita. Le premesse ci sono.
Bisogna abbandonare la strada della contrapposizione ed abbracciare quella dell’espansione. Non c’è più tempo da perdere. Il governo Draghi se c’è batta un colpo sulla scuola che è la base della ripresa.