Ripresa economica, trasformazione digitale, cambiamento climatico: le priorità a medio termine dell’OCSE
PARIGI 28-29 NOVEMBRE / Riunione del TUAC Educazione presso l’OCSE
Ripresa economica, la trasformazione digitale, il cambiamento climatico : le priorità a medio termine dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo.
Riprendono all’Ocse gli incontri in presenza con i sindacati dell’istruzione. Nella due giorni di scambi il direttorato istruzione e competenze dell’OCSE per il tramite dei suoi responsabili di ricerca ha illustrato una serie di iniziative e studi recenti relativi ai sistemi di istruzione:
– le possibili applicazioni dell’intelligenza artificiale nel campo dell’insegnamento-apprendimento;
– le evidenze estrapolate dall’indagine TALIS
– i progressi del 2° ciclo dell’indagine PIAAC
– una nuova iniziativa per misurare l’efficacia dei sistemi nazionali di istruzione e formazione professionale
– il settore dell’istruzione universitaria o post-secondario non universitario.
Il piano di lavoro a medio termine dell’OCSE comprende tre priorità: la ripresa economica, la trasformazione digitale, il cambiamento climatico.
Il metodo di lavoro dell’OCSE, naturalmente, non è cambiato durante la pandemia, tutto riposa sulle indagini più diffuse, il PISA2022 e il PIAAC2023 che potranno agevolare l’individuazione del percorso migliore per costruire una più efficace complementarità tra intelligenza umana ed artificiale, aiutando gli insegnanti e i sistemi educativi ad ‘accettare’ il potenziale delle tecnologie digitali.
Sul versante delle competenze per il lavoro, si continua la pubblicazione del rapporto Scenari per le competenze, come pure gli studi tematici (Garanzia di qualità nell’istruzione degli adulti, Meccanismi di coinvolgimento dei portatori di interesse nelle politiche per le competenze) le indagini Paese sull’Istruzione e la formazione professionale (realizzate già in più di 30 Paesi membri, l’Italia non sembra interessata a partecipare).
Con l’indagine TALIS, infine, si vuole arrivare a definire il profilo professionale del docente, focalizzando l’attenzione sulle conoscenze e sulle competenze, gettando anche un’occhio alle strategie di reclutamento e trattenimento in servizio.
Come c’era da aspettarsi, viene riproposto il meccanismo premiale legato ad un processo di valutazione del docente. Dai dati collezionati in 48 tra Stati e territori, emerge che un terzo adotta un meccanismo simile. Tuttavia, non è chiaro se ciò contribuisca all’ innalzamento effettivo della qualità dell’istruzione del Paese, né al contrario se alimenti le disuguaglianze. Inoltre, tra i partecipanti ci sono anche Paesi ed economie non democratiche.
Uno spin-off di TALIS è l’indagine sui saperi dei docenti che aspira a misurare la preparazione pedagogica di base e l’adeguatezza generale delle conoscenze per garantire la qualità necessaria alla scuola del XXI secolo.
Un insieme di dati e di analisi che potrebbero essere utili, se dall’altra parte non ci fosse una chiusura totale da parte dei governi su tempi e costi per l’aggiornamento dei docenti. Trattandosi di una professione che ha bisogno di studiare per tenere il passo, non si può pretendere che lo faccia nel tempo libero a discapito della propria vita privata. Su questo punto però, sollecitati in modo diretto, nel nostro intervento, i funzionari presenti non hanno preso posizione.
L’argomento che ha sollevato le reazioni più accese è stato naturalmente la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale in relazione al futuro dell’istruzione. Con un profluvio di dati e di esempi, talora discutibili, l’impostazione offerta è stata di convincere dell’impellente necessità di spalancare le porte al digitale e alle nuove, mirabolanti applicazioni dell’intelligenza artificiale.
L’impresa sarebbe forse andata a buon fine, se tra gli esempi portati non ci fosse stata anche una serie di potenziali strumenti per controllare l’attenzione e la partecipazione degli studenti in classe, oppure le pratiche pedagogiche utilizzate dal docente, allo scopo di raccogliere informazioni da analizzare per migliorare il risultato finale.
Rispetto a queste affermazioni, la Uil scuola Rua ha fermamente rigettato l’idea che si possa utilizzare i mezzi digitali per fare il lavoro che spetta agli insegnanti.
L’equivoco alla base della presunta utilità del digitale nell’istruzione è legato ad un assunto completamente falso: cioè che la tecnologia digitale è democratica.
Al contrario poiché la complessità della programmazione che c’è dietro è appannaggio di pochi, sono questi pochi indirizzano le scelte di molti.
Le competenze digitali, dunque, vanno insegnate a tutti, ma deve essere chiaro che è prioritario promuovere l’acquisizione di uno spirito critico che permetta al cittadino di difendersi dalle sirene del mercato
La vera scelta democratica in materia di istruzione è la costruzione e il mantenimento di sistemi pubblici e gratuiti di qualità, con strategie chiare di reclutamento e di aggiornamento del personale.
Alla riunione, per la Federazione Uil Scuola Rua, ha partecipato Rossella Benedetti.