Sole 24 Ore /Turi: gestione emergenze sia rispettosa dei diritti

Riportiamo il testo dell’intervento di Pino Turi pubblicato oggi nella Guida del Sole 24 Ore. A seguire, riteniamo utile riportare anche la risposta del Segretario generale in merito alle questioni di attualità della scuola. 


LA GESTIONE DELLE EMERGENZE SIA RISPETTOSA DEI DIRITTI

Di Pino Turi

Le emergenze obbligano al cambiamento. Siamo di fronte a ristrettezze temporali ed economiche. Questo ci costringe ad adottare modelli e tecniche imperfette frutto di improvvisazione e mancate pianificazioni.

L’emergenza attuale non sembra avere precedenti simili nella storia. Se guardiamo alla scuola il quadro è impietoso: 800 mila docenti, 8 mila istituti, 45 mila sedi scolastiche, 7 milioni e seicentomila studenti. Senza un piano strategico non può produrre nulla, se non sterili polemiche.

In questo momento, ci sembra più serio parlare di «strategie educative» che non facciano mancare il necessario contatto e la vicinanza delle istituzioni, utilizzando le tecnologie disponibili – il registro elettronico, lo smartphone, per esempio – e non alimentare un dibattito che potrà, eventualmente, riguardare il dopo emergenza.

Tuttavia, parlare di didattica a distanza è fuorviante. Non è come lo smart working per i travet. Le pratiche si possono svolgere in ufficio o a casa, non cambia nulla.
La funzione educativa è in presenza: soprattutto nell’età scolare dei nostri ragazzi, mediamente dai tre ai diciannove anni, dove la figura dell’insegnante rappresenta un riferimento imprescindibile.

A nostro parere, non si tratta di un’evoluzione professionale, ma di semplice articolazione, di utilizzo razionale e ragionato delle nuove tecnologie che va utilizzato, ma senza ‘furia ideologica’. La scuola non può fare a meno del contatto umano, dell’empatia delle emozioni, che si possono trasferire solo in condizioni di reale condivisione nell’ambito della comunità.

Affrontare temi di questa natura nella condizione che vive la scuola italiana, ci impone cautela ed estrema diffidenza specie se il mercato cerca di entrare a gamba tesa nel bel mezzo di una emergenza epocale come questa.

Una forma di insegnamento, differente da quella tradizionale, può realizzarsi ma mai a discapito delle garanzie di libertà professionale peraltro affermate dalla Costituzione. Gli organi collegiali, deputati a questa garanzia, non possono essere ignorati né bypassati.

Sono tutte implicazioni di natura legislativa e contrattuale che, con la volontà delle parti, sono sempre risolvibili. Il vero pericolo, da evitare con ogni mezzo, è la privatizzazione della scuola e dell’istruzione.

Sono molti gli interessi economici: grandi produttori di reti, hardware, software che definiscono programmi ed algoritmi per le scuole potrebbero condizionare la didattica in una sorta di indottrinamento imposto dalle ragioni del mercato.

Gli studenti non sono teste da riempire, sono persone a cui offrire un insegnamento critico che li induca a pensare, a formare un’opinione. Le nuove tecnologie sono sempre strumento e mai fine didattico.


Prove di dialogo ai tempi del Coronavirus 
Mail firmata giunta in segreteria. 

A seguire la risposta di Pino Turi.
Ve ne diamo conto pensando che sia utile traccia di riflessione in questi giorni. 

Gentile prof. G.,

innanzitutto la ringrazio per avere espresso la sua opinione che, ovviamente rispetto e che terremo in debito conto, ma perché arrivare agli insulti rispetto alle opinioni altrui, mi domando.
Io sono uno di quei sindacalisti di cui disfarsi, in quanto non rispecchia il sentire comune?

Io la inviterei a rileggere la mia intervista che può trovare sul nostro sito in cui svolgo alcune considerazioni: siamo in una emergenza mai vista ed inedita. Non è possibile circoscriverla come è capitato per i terremoti, per Cernobil, per il colera.

In quelle emergenze era possibile circoscrivere, i danni e i danneggiati, i bambini senza famiglia, quelli senza una scuola ecc.. Si sono potute attivare iniziative mirate per cui  anche con strumenti didattici a distanza, si sono svolte le lezioni. In questo caso oltre alla immensa buona volontà e alla capacità professionale e umana, quella di volere stare vicino ai propri ragazzi, non è possibile circoscrivere, si tratta di tutti.

Ho riassunto i numeri:800.000; docenti, 7.000.000 di studenti; 54.000 plessi scolastici e 8.000 Istituti scolastici, tutti vittime dell’emergenza, senza un piano alternativo di intervento rodato e definito.

Le chiedo quanti ragazzi non sono stati messi nelle condizioni di esercitare il loro diritto allo studio? Magari perché non hanno una linea adsl, o i genitori non sono in grado di aiutarli o per una ragione qualunque?

Lei che è un educatore non si pone il problema generale che può essere più vasto della sua classe, dei suoi alunni?

Bene il mio mestiere è, invece, quello di garantire al meglio i diritti complessivi dei lavoratori, senza mai dimenticare la loro missione che è quella orientata al bene comune in funzione di una “delega” ricevuta direttamente dalla Costituzione che ci affida il destino ed il futuro dei nostri ragazzi.

Al momento, non si vede ancora  via d’uscita, non le può venire il dubbio che possa servire uno slittamento dell’anno scolastico? E’ quello che ho detto in un’intervista rispondendo a precisa domanda. Cosa avrei dovuto rispondere che non è un problema del sindacato perché i docenti si sono prodigati nel limite delle proprie forze e capacità e del resto non ci importa?

Allora sì che sarebbe intervenuto uno di quei giornalisti a cui faceva prima riferimento o qualche politico alla ricerca di un capro espiatorio. Anzi vedrà che usciranno come funghi quando questa emergenza sarà passata e si conteranno i danni che qualcuno dovrà pagare. Non vorrei che questa fantastica esperienza di didattica a distanza non indurrà qualcuno a limitare gli organici o inventarsi i lavori part- time, da affidare ai liberi professionisti e non più al lavoro dipendente.

Mediti Professore  lei sicuramente fa bene il suo lavoro, io penso di avere qualche esperienza per svolgere il mio.

Infine, stia certo che il dopo emergenza sanitaria, ci consegnerà un paese diverso da Oggi. L’economia e la digitalizzazione saranno i vecchi e nuovi mantra che tenderanno a limitare i diritti acquisiti nel secolo breve.

Se mandano a casa i sindacati, per loro sarà sicuramente più facile. Una buona piattaforma informatica che profila definisce e surroga l’elemento umano e ne condiziona le scelte e, quindi la libertà di insegnamento. Sono dubbi che dobbiamo coltivare per essere in grado di fugarli e contrastarli.

Nel salutarla cordialmente, la rinvio ad un’ulteriore riflessione comune, ma dopo, speriamo presto, aver superato questa emergenza che chiede la collaborazione di tutti.

Pino Turi


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