GENERAZIONE ORWELL | Telecamere a scuola: un provvedimento inutile, pericoloso e antipedagogico.

Strumenti del confronto e controllo, condivisione e vigilanza esterna, dialogo e contrapposizione, collegialità e individualismo: questi i temi contrapposti sui quali il coordinamento dell’infanzia intende  poggiare la propria opposizione al provvedimento all’esame dell’Aula del Senato.

Dopo i nativi digitali, campioni nell’uso delle nuove tecnologie, con l’introduzione delle videocamere di sorveglianza in ogni sezione del nido e in ogni sezione di scuola dell’infanzia, si avvia una stagione di controllo sistematico sulle relazioni tra i bambini, tra bambini, docenti e  educatori esponendo i processi educativi a controlli esterni.

Sarà  un  grande fratello a  controllare  tutto, conserverà le immagini e potrà usarle in qualsiasi momento contro gli adulti –  che sono stati bambini –  per indicizzare, giudicare selezionare in base a comportamenti che  qualcuno potrà ritenere sbagliati – questa la riflessione del Coordinamento nazionale dell’Infanzia che ritiene il provvedimento oggi all’esame dell’Aula del Senato, inutile, pericoloso, antipedagogico.

Quali saranno gli effetti sullo sviluppo e sulla crescita, e quali le conseguenze sui cittadini che questi bambini diventeranno un giorno, se, fin dalla più tenera età, sarà instillato loro invece che un rapporto di fiducia verso le istituzioni, un rapporto di timore, insicurezza, paura, mitigato in modo improprio dalle videocamere che tutto potranno filmare registrare ed esporre in futuro come prova di una tendenza precoce a comportamenti non graditi?

E’ questa la riflessione delle segretarie del Coordinamento della scuola dell’infanzia, che riunisce sindacati e associazioni: Noemi Ranieri – Uil Scuola Rua, Emanuela Calza – Flc Cgil, Ivana Barbacci – Cisl Scuola,  Francesca Pellicone – Snals,  Francesca Ciocchetti – FNISM,  Anna D’Auria – MCE, Angela Petrone – CIDI, Antonietta D’Episcopo – AIMC, Carmen lanni – Andis.

Quale sarà l’impatto sulla libertà di insegnamento e sulla ricaduta sulla genuinità della relazioni  educative che sempre deve mantenersi – è il tema posto dal Coordinamento.
I rari comportamenti, inadeguati e riprovevoli che si sono verificati in questi anni non trovano giustizia attraverso un video controllo indistinto. La cura appare peggiore della malattia.

Ciò che serve a bambini e insegnanti è maggiore rispetto ed attenzione ai processi educativi, non strumenti meccanici coercitivi e sanzionatori, a prescindere.

Ora che una legge sciagurata va verso la definitiva approvazione è necessario riflettere attentamente sulle modalità della sua attuazione.
Sarà dirimente la scelta di quelli che saranno gli strumenti del confronto contro quelli del controllo, la condivisione contro la vigilanza esterna, il dialogo contro la contrapposizione, la collegialità contro l’individualismo.

I rapporti tra individui e istituzioni, tra operatori dell’educazione e dell’istruzione tra cittadini e istituzioni, siano immediati e diretti – sottolineano dal Coordinamento dell’Infanzia –  senza mediazioni interposte da macchine, riprese e videosorveglianza.  La scuola e i bambini non sono soggetti da Grande Fratello.

 

 


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