Una serata con gli studenti: “Basta morti per scuola. No alla concorrenza, sì all’educazione”

Non si può morire di scuola a 16 anni. E neanche a 18. Lo gridano le studentesse e gli studenti agli Stati Generali della Scuola, in corso a Roma dal 18 al 20 febbraio. Qui, come in tutte le 40 città italiane dove in questi giorni si sparge la protesta giovanile, si ricordano con commozione e rabbia le morti di Lorenzo Parrelli e Giuseppe Lenoci, i due giovani che hanno perso la vita durante l’alternanza scuola-lavoro a distanza di tre settimane: “Erano come noi, ragazzi, studenti – esordisce Luca Redolfi, coordinatore nazionale dell’Unione Degli Studenti durante il dibattito “La Scuola cos’è” -. Sono morti durante quella che il ministro dell’Istruzione considera didattica scolastica. A loro il pensiero di tutti noi”.

“Il fondamento sociale oggi è la concorrenza – sottolinea Maddalena Fragneto di Prima la Scuola -. Gli studenti vengono spinti ad avvicinarsi subito al mondo del lavoro, ma questo non è accettabile. Vogliamo una scuola che ponga al centro l’educazione, una educazione che deve trasformarsi per trasformare”.

Il tema dell’alternanza non è l’unico: “Uno dei problemi più gravi che affligge la scuola è rappresentato dalle disuguaglianze, sociali e territoriali – dice Maria Sole Piccioli di Action Aid durante il dibattito  – Penso ad esempio all’edilizia scolastica o alla digitalizzazione. Gli investimenti fatti  sulla scuola nel passato sono stati un fallimento. I fondi del PNRR devono essere distribuiti in maniera specifica, non generica, il Governo deve dare priorità ai territori più in difficoltà”.

La prima giornata degli Stati Generali della Scuola sembra, sotto certi aspetti, un venerdì sera come altri: c’è entusiasmo, felicità, voglia di conoscersi e condividere esperienze. Ma c’è anche molto altro ancora. I ragazzi cooperano e organizzano, si preoccupano affinché l’evento funzioni al meglio, anche con un po’ di emozione: una ragazza prova il suo discorso per il dibattito insieme ai suoi amici con i quali condivide le sue ansie e le sue paure. Il tutto mentre all’ingresso di via del Mandrione continuano ad arrivare giovani studenti da tutte le parti d’Italia: “Macerata!” esclama un gruppetto. Applausi. “Marche!”, “Sardegna!”, e così via.

 

Dietro al clima euforico degli studenti si cela innanzitutto una grande voglia di esserci, di contare e di partecipare. Perché questi ragazzi, innanzitutto, vogliono essere considerati. Vogliono avere un ruolo attivo all’interno della stesura dei documenti politici, vogliono parlare di edilizia scolastica, di classi sovraffollate, di ecologia integrale e di investimenti, di diritto allo studio e di benessere psicologico. In sostanza, si può riassumere tutto con uno slogan, il loro slogan: “Ora #Decidiamo noi”.

La protesta degli studenti rappresenta un grido al quale vogliamo e dobbiamo unirci. Noi come sindacato della scuola siamo con loro e attraverso l’azione sindacale e contrattuale sosterremo il rilancio del settore sul modello partecipato e democratico che è alla base della loro mobilitazione. Ha affermato il Segretario generale UIL Scuola Pino Turi.

Le iniziative degli Stati Generali della Scuola si concluderanno domenica 20 febbraio, alla vigilia dell’inizio dei tavoli tematici concordati dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Al centro temi come l’Esame di Stato, l’educazione civica, lo sport, i PTCO e il benessere psicofisico delle studentesse e degli studenti. Tutti temi su cui questi ragazzi vogliono risposte vere e concrete.

Di Paolo Riggio

 


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