Turi: un ministero che trascura le persone e le considera numeri

Supplenze: ancora caos, il ministero decide la linea di rottura
Errore politico grave quello di non credere nel lavoro delle persone.
Persino il Censis richiama ad una ripartenza dal basso dopo la biopaura.

Insegnanti, medici, infermieri: in queste ore l’Italia non può avere memoria breve – così il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, dopo la relazione della ministra Azzolina al Senato e in vista della riunione di domani sulla sicurezza con la Protezione civile.

Ha idea il ministro – chiede Turi – di chi ha fatto andare avanti la scuola durante la pandemia?
C’è in questo Paese un mimino di riconoscenza, di riconoscimento del lavoro, delle persone?
La digitalizzazione tanto cara alla ministra porterà a spingere bottoni come in ascensore. A quale piano?

Come si può pensare di far ripartire l’anno scolastico con persone demotivare ed anche umiliate.
E’ di questo pomeriggio l’ennesimo fallimento nelle relazioni sindacali, messe davanti all’aut aut di provvedimenti che ancora una volta non considerano il vissuto professionale e sociale di migliaia di lavoratori docenti, dirigenti ed Ata che saranno chiamati a fare i soliti miracoli italiani.

I dirigenti lasciati senza Fondo Unico Nazionale e chiamati a restituire somme già percepite.
I precari che, sul fonte dell’aggiornamento delle supplenze, avranno un drastico cambiamento di regole e otterranno una supplenza ad orologeria, sapendo che termina quando meno te lo aspetti, in corso di anno.
Si assisterà ad un intollerabile cambio e ricambio di docenti nel corso dell’anno.
Una situazione che raccontata all’estero sembrerebbe semplicemente folle.

Se guardiamo da un’altra prospettiva – alla relazione della ministra in Senato, spiega Turi – abbiamo una politica che elenca azioni, ma non affronta situazioni, si limita a raccontare e rinviare.
Non si tratta solo di equità e dignità del lavoro e dei lavoratori, ma di un divario enorme tra paese legale e paese reale, di una politica che procede totalmente scollegata dalla realtà.
Le istituzioni dovrebbero fare sentire una collettività unita e solidale. Nella scuola si sente indifferenza, se non ostilità.

Aver perso l’occasione di risolvere almeno parzialmente il problema con il decreti scuola è stato un errore, ora serve porvi rimedio. Bisogna riprendere immediatamente l’iniziativa politica – di maggioranza e opposizione – per un tavolo per il precariato visti i posti vuoti che sono presenti nell’organico della scuola.

Si assumono nei ruoli, in ogni comparto del pubblico impiego, tutti coloro che hanno almeno tre anni di servizio da precari e non solo nella sanità dove sono già stati già assunti – e meno male, commenta Turi – medici ed infermieri che hanno contribuito a fare passare la ‘biopaura’ (come la definisce il Censis) è veramente intollerabile pensare di trascurare e lasciare nel precariato gli oltre 80 mila precari della scuola.

Ci auguriamo che gli appelli, che si stanno ripetendo da più parti, arrivino anche al colle più alto di Roma. Ci mettiamo anche il nostro, ne va della ripresa del Paese.


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