Turi: Dati sui contagi a scuola arrivano tardivi. Li abbiamo chiesti due anni fa

Per la scuola servono misure che ancora non ci sono. La lotta al precariato uno dei pilastri.

“Chiedevamo i dati da due anni, finalmente li abbiamo, ma restano molte zone grigie. Sulla scuola manca una visione e si vive alla giornata, è un miracolo che abbia retto e sia rimasta aperta durante l’emergenza. Ora serve programmazione”. Così, il Segretario generale UIL Scuola Pino Turi a seguito della pubblicazione dei dati ufficiali sulla pandemia nelle scuole da parte del ministro Bianchi.

Il tutto è avvenuto troppo tardi e con dato statico ‘fotografato al 19 gennaio’: un punto immagine che trascura la progressione e l’evoluzione pandemica con dati che vanno letti in sequenza e non in modo fisso. – sottolinea Turi nel corso di un webinar de La Voce della Scuola -. Non dimentico che abbiamo aperto numerosi tavoli di concertazione sulla sicurezza senza avere numeri certi. I fatti, le azioni concrete e tempestive, sono state rimpiazzate con una narrazione del Governo inverosimile, con il sospetto di una interpretazione dei dati, funzionali alla narrazione stessa”.

Sul personale scolastico in questi mesi di emergenza: “Ogni giorno chi lavora a scuola si sveglia con la preoccupazione di dover gestire un’altra giornata di pandemia a mani nude e questo avviene da due anni – afferma -. Ancora oggi, mancano nelle strutture scolastiche le mascherine ffp2, il distanziamento e la sanificazione delle aule. Nonostante questo, fatta eccezione per la prima ondata di lockdown totale di tutte le attività sociali, la scuola ha retto e non ha mai chiuso, lavorando sostanzialmente in presenza”.

Turi si è inoltre soffermato sul tema dei concorsi: “Non mancano le proposte e le idee, noi ne stiamo facendo diverse, in funzione di un nuovo reclutamento, peraltro previste nel PNRR – dichiara -.
È necessario mettere in connessione la selezione e la formazione in itinere che accompagni in un percorso di stabilizzazione. Per realizzarlo, il presupposto è uscire dal meccanismo dell’organico annuale. La scuola non può essere smontata e rimontata ogni anno, serve pianificare un’operazione triennale”.

Sul precariato: “Abbiamo scoperto dal ministro che il fenomeno è ulteriormente aumentato. Siamo arrivati ad avere addirittura 300 mila precari – dice il segretario generale che osserva: è possibile che non si ponga un singolo elemento per risolvere questo dramma? Con i governi che si sono alternati negli ultimi anni abbiamo preso impegni e accordi che ci sono stati puntualmente negati.

Ci viene detto che la soluzione sono i concorsi, ma la realtà sta mostrando che sono solo un modo per aumentare i precari e per mettere i lavoratori gli uni contro gli altri.
Il sistema dei concorsi attuali è fallito e va superato, come è dimostrato da Andrea Rafaschieri, professore idoneo, ma non vincitore, intervenuto ad inizio trasmissione.

A furia di inseguire l’omologazione ammnistrativa, abbiamo abbandonato la strada della specificità perseguita da chi ci ha preceduto. Gli antichi non erano sprovveduti ed avevano messo in campo, con il doppio canale, un sistema che oggi si può riformare in meglio, ma che può perseguire l’obiettivo di evitare il formarsi di precari e stabilizzare coloro che lavorano da anni.
L’attuale sistema invece crea precari ed instabilità. E’ questo l’effetto.

Ci sono due domande essenziali che continuiamo a fare senza avere risposta: quali le cause?  A chi giova?

Noi ad ogni modo lo sappiamo e non ci fermeremo, la lotta al precariato resta una delle emergenze cui vogliamo trovare soluzione certa e la stagione congressuale della UIL potrà essere l’ulteriore occasione per mettere in mora la politica a cui chiederemo conto e risposte”.


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