Emergenza Coronavirus | UIL Scuola: non è il momento delle polemiche e della divisione. Turi: siamo in “quarantena polemica”

Ora è più urgente unire piuttosto che dividere ma esigenze del lavoro a scuola andranno affrontate
Servono una linea di intervento chiara e un coordinamento capace di mettere insieme le mille competenze e prerogative di Stato, Regioni e Comuni

Una “quarantena polemica”, che unisca piuttosto che dividere – così Pino Turi nel corso della riunione di oggi al MIUR per fare il punto su l’emergenza Coronavirus.

Dobbiamo superare il clima del si-salvi-chi-può – ha detto Turi – e tracciare una linea di intervento chiara, un coordinamento capace di mettere insieme le mille competenze e prerogative di Stato, Regioni e Comuni.

Il sistema scolastico nazionale coinvolge milioni di persone e svolge una funzione che incide sulle libertà personali e sulla stessa democrazia.  Serve una comunicazione snella e chiara che recuperi le tante ambiguità. Nella riunione di oggi il ministero si è fatto garante di questo attraverso FAQ ministeriali.

Abbiamo espresso una riserva di metodo e di merito, in relazione all’uso della didattica alternativa: metodologia sperimentata in più scuole ma non ancora messa a punto in modo uguale in tutto il territorio nazionale.
In una situazione di incertezza e confusione, piuttosto che offrire benefici e accorciare i tempi, si potrebbero creare inutili tensioni e conflitti all’interno della comunità educante, disparità di trattamento e messaggi che farebbero pensare a periodi ben più lunghi rispetto a quelli ipotizzati nel provvedimento governativo, insomma una comunicazione sbagliata.

La tecnologia è uno strumento e non può sostituire il pensiero – ha sottolineato il segretario generale della UIL Scuola – il ruolo del personale della scuola è ineludibile e si deve sentire coinvolto per avere effetti positivi. Bisogna valutare con estrema attenzione.
Aggiungere conflittualità ed incertezze ad una situazione di panico disegna una situazione di cui si deve fare a meno. Una miscela carica di tensioni, anche sindacali, visto lo sciopero che si sarebbe dovuto fare il giorno 6 marzo, consiglia prudenza.

A questo proposito sono ancora timide le riflessioni che si stanno facendo e che meritano più coraggio. Oltre 70.000 precari vivono una situazione di incertezza rispetto al loro futuro lavorativo e che, anche in questa fase di emergenza, sarebbe saggio considerare per ripristinare un clima di serenità che manca.

Le situazioni di emergenza devono mettere le persone insieme e non dividerle. Il presidente del Consiglio in questi giorni ha fatto un appello all’unità in parlamento. Ci vuole anche unità tra cittadini, lavoratori e politica. Ridare fiducia alle Istituzioni.
E’ alla politica che si rivolgono per avere risposte collettive, veder rispettate prerogative e diritti.  Sono quegli stessi diritti, che la costituzione tutela, che andremo a ribadire quando questa situazione di emergenza grave sarà superata e che faremo presenti dopo la “quarantena polemica” che ci siamo imposti.


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