Consiglio Nazionale: “Ripartire dalla scuola è far ripartire la scuola”

Se la scuola riparte, riparte il Paese
Consiglio Nazionale Uil Scuola

13 gennaio 2021


  1. RIAPRIRE LE SCUOLE
    Le scelte della politica e la cifra del vero cambiamento

E’ un’Italia che si muove spinta dalle pressioni politiche e dalle emergenze sanitarie quella che la scuola si trova a vivere in questo inizio di anno. Una condizione che dura dal marzo scorso con un unico accordo rispettato, quello per gli esami di Stato, e molte intese lasciate nei cassetti dei Palazzi. Decisioni prese, scaricate sulle scuole, poi modificate come in un gioco dell’oca dove si ricomincia sempre daccapo. L’aver spostato la data di apertura delle scuole serve solo a prendere tempo in un compromesso tutto politico avulso dalla realtà,
Siamo in un quadro di preoccupazione, a tratti drammatica, ma invece di agire, si inseguono i sondaggi.
Persino la scienza è messa in condizioni di marginalità, stretta tra contrapposizioni politiche e narrazione governativa.
La scuola è luogo di libertà e non di omologazione e standardizzazione. Non può essere eterodiretta da una politica che vorrebbe utilizzarla per il proprio consenso.
La comunità educante si rafforza con l’autogoverno, con la democrazia, con la condivisione e con la partecipazione. L’autonomia delle scuole serve a questo.
Ci sono voluti mesi per capire che gli interventi devono essere molteplici e diversificati per aree geografiche.  Non bastano gli investimenti finanziari, che pure ci sono stati, serve un ripensamento complessivo. Riaprire le scuole chiuse e trovare spazi per nuove ‘scuole di prossimità’ sarebbe una scelta saggia che dovrebbe andare oltre l’emergenza.
Se la scuola riparte, riparte il Paese. E’ vero, ma è importante il modo nel quale ripartirà. Per questo siamo molto preoccupati. Chiediamo certezze sulla sicurezza di scuole e lavoratori, che non vanno lasciati alla deriva delle decisioni dei vari opinionisti.  Non si può giocare sulla pelle dei lavoratori che vanno tutelati nel bene supremo della propria vita a cui nessun ristoro è possibile.
E’ questa la cifra del cambiamento. Le persone prima delle cose. Ci vogliono strategia, coraggio e visione del futuro.

  1. IL QUADRO POLITICO
    Misure elettorali senza elezioni, scelte governative senza governo della realtà.

La politica semplificata, di natura populista, oltre a non conciliarsi con la democrazia e la partecipazione, si è rivelata inefficace nel risolvere problemi seri e complessi.
Manca la cultura di governo che sostituisca questa politica di opposizione, persino al mondo reale. La pandemia non risponde alla narrazione e ai decreti, approvati in assoluta autoreferenzialità, se non hanno fondamento sui dati scientifici su cui ottenere e misurare il consenso sociale.
I fatti americani dovrebbero fare riflettere anche a casa nostra. Il ruolo del sindacato è anche quello di tenere sotto controllo la temperatura democratica di un Paese.
Serve il contatto con la società, attraverso i metodi democratici del confronto e della condivisione con le forze vive del paese.
Il ricorso sempre più diffuso a task force estranee alla gestione politica e amministrativa derogano alle garanzie di gestione democratica e partecipata della scuola, sottraendo alla politica le responsabilità decisionali che le competono.
La sfida da cogliere è quella di mettere in sintonia le città, le attività produttive, i tempi del Paese con la scuola e non viceversa. Gestire tempi, spazi, opportunità, distinguendo tra aree metropolitane e altri territori.  Nei piccoli centri la presenza della scuola è già elemento trainante. Perseguire una nuova offerta sul territorio significa passare dalle aggregazioni numeriche, dai dimensionamenti fatti a tavolino, alle scuole di prossimità. Un progetto nuovo da perseguire in controtendenza rispetto alle politiche orientate al mercato degli ultimi anni.

  1. IL MODELLO DELLE RELAZIONI
    L’isolamento del ministro e la responsabilità dell’azione sindacale

Il bilancio delle relazioni con il ministro segna il passo: è del tutto inesistente e continuiamo ad assistere a politiche sbagliate e inefficaci rispetto ai grandi problemi aperti.
Alla disintermediazione iniziale si aggiunge un ostinato isolamento. La mancanza di confronto sta parcellizzando le sedi di decisione. Le scuole, sommerse da circolari, inviate di giorno e di notte, operano come possono.
Bisogna parlare il linguaggio della verità: il ministro parla come se dipendesse da altri il varo delle misure necessarie per riaprire in sicurezza le scuole.
Siamo all’ossimoro ministeriale di politiche di opposizione.
Così mentre al Paese serve azione di governo per aumentare la fiducia che si sta riducendo sempre di più, il Governo cerca responsabilità, invece di dare risposte.
Siamo ancora in attesa di dati certi degli effetti pandemici sulle scuole mentre è chiaro che è saltato il meccanismo di prevenzione e tracciamento. In questa situazione la scuola non è imputata, è parte lesa.
La responsabilità dell’azione sindacale non è mai venuta meno nonostante le pessime relazioni istituzionali: è stato sottoscritto l’accordo per gli Esami di Stato che ha dato i risultati per i quali era stato predisposto, e quello per il rientro in sicurezza, poi abbandonato nella convinzione che il peggio fosse passato con la buona stagione e si è riproposto lo stucchevole scaricabarile incagliato nelle difficili relazioni Stato-Regioni.
Una democrazia è forte se si regge sui dati scientifici e non sulle narrazioni propagandistiche. La realtà è più complessa di come la si vuole rappresentare e per governarne gli effetti negativi, servono azioni coraggiose e condivise che si costruiscono con il confronto e con le relazioni democratiche.
Le misure che continuiamo a rivendicare sono: riduzione degli alunni per classe; presidi sanitari per il tracciamento e per la vigilanza sanitaria; trasporti dedicati e diversificati per ambiti geografici, con le aree metropolitane distinte dalle altre; innovazione tecnologica e digitale della pubblica amministrazione.
Vanno usati i soldi del MES per i presidi sanitari nelle scuole e per i dispositivi di protezione individuale (Dpi). Priorità assoluta nel piano di vaccinazione del personale scolastico che è in prima linea nel contrastare gli effetti della pandemia. In questa fase di avvio di campagna di vaccinazioni si pensi al personale della scuola. A scuole chiuse non serve.

  1. LE POLITICHE PER IL PERSONALE
    Investimenti per organici innovativi e modelli contrattuali fuori da incursioni legislative

Ogni anno la scuola vive il doppio processo della definizione dell’organico di fatto e di diritto. Un sistema che ha costi burocratici, umani, finanziari che non possiamo più permetterci.
Bisogna risolvere il problema del precariato e del reclutamento utilizzando le risorse derivanti dai capitoli finanziari del Next Generation EU.
La proposta è di un organico triennale che dia stabilità e continuità. Dopo i tre anni il personale deve essere stabilizzato. Non si possono scaricare sulle persone le inadempienze governative e istituzionali.
Il modello concorsuale ha mostrato in questi mesi tutta la sua fragilità, un fallimento annunciato. Una procedura che non rispetta i tempi della scuola e non riesce a garantire selezioni trasparenti, sempre più in mano alla giurisprudenza. La presenza nel nostro sistema di istruzione di oltre 200 mila precari impone misure nuove. Serve un nuovo sistema di reclutamento.
Nel corso del triennio i lavoratori precari dovrebbero essere stabilizzati con un percorso di formazione e valutazione finale. Ci sarebbe una stabilità del sistema in termini di continuità didattica e amministrativa, con vantaggi economici anche rilevanti, ovviamente bisogna superare la logica finanziaria del MEF, tutta spostata sul bilancio annuale. E’ stato un errore avere accorpato il ministero del bilancio economico, che aveva la funzione programmatoria e di spesa, con quella propria del Tesoro che invece deve finanziare le spese.
La scelta italiana dell’integrazione sul sostegno non va abbandonata. Quello introdotto dalla Legge di Bilancio è un segnale di attenzione al settore e non la soluzione. Si vuole fare un altro concorsino? Quale obiettivo si intende perseguire veramente? La legge Finanziaria interviene su un modello collaudato cambiando le regole: si promettono immissioni in ruolo, ma si stanziano anche risorse per la formazione obbligatoria di tutti i docenti. Sale forte il dubbio su un provvedimento che annuncia posti ma mira ad una progressiva riduzione dell’organico di sostegno.
Sul vincolo quinquennale occorre un accordo ampio che metta insieme i sindacati per interrompere la serie di incursioni legislative sulle materie contrattuali. Noi continueremo a rivendicare l’apertura del contratto integrativo sulla mobilità: in quella sede è possibile contrattualmente fare venire meno un vincolo che come tutti i limiti è anacronistico, divisivo e dannoso.

  1. LA DIDATTICA
    L’emergenza della Dad e i vincoli della Did

Doveva essere una misura d’emergenza e doveva durare poco, ha funzionato meglio il ‘fai-da-te’ di primavera che l’inserimento, per via amministrativa, della didattica digitale integrata. Per l’introduzione della DID servirebbe una legge istitutiva, con una analisi più ampia delle valutazioni che insegnanti, pedagogisti, ricercatori stanno mettendo a punto sulla base dell’esperienza maturata riguardo a apprendimento, disuguaglianze, problemi psicologici seri. Vanno date risposte anche alle questioni legate alla privacy, alla proprietà intellettuale, alla responsabilità e alle ricadute sul rapporto di lavoro dei docenti in particolare e di tutto il personale in generale.
Ogni tentativo di regolamentazione fatto sulla base dell’emotività e della contingenza è di per sé sbagliato.  Serve un dibattito nella società e nel Parlamento.
La didattica di emergenza non è la DID, ma la DAD.  Non si può utilizzare ogni tipo di emergenza per snaturare la funzione della scuola, che deve restare tale e non trasformarsi in un servizio a domanda individualizzata. Fare scuola significa un’attenta programmazione e preparazione e non improvvisazione. Ogni valutazione dovrebbe essere assegnata alla singola scuola autonoma e non ad altre istituzioni che hanno competenze diverse da quelle della didattica e degli apprendimenti.
La formazione sulla DAD gli insegnanti l’hanno fatta su una spinta personale per superare l’emergenza, e a spese proprie. Ora serve un’offerta formativa diversa in funzione delle scelte che lo Stato e non i Governi dovranno assumere, senza considerare che va riportata nell’ambito del rinnovo del contratto di lavoro.

  1. IL CONTRATTO
    Le risorse europee e le scelte di finanza pubblica italiana

Esiste ormai da tempo una questione contrattuale del personale della scuola intorno alla quale dovrebbe essere disegnato il sistema di istruzione del Paese. Un problema che non è risolvibile solo con le risorse europee, servono anche quelle nazionali. Serve una visione politica che metta la scuola al centro delle priorità per il rilancio socio economico del paese.
Significa valorizzare il personale per ridare la dignità al lavoro nella scuola. Questo anno, per la prima volta, anche a causa della pandemia, molti posti di lavoro sono rimasti scoperti per mancanza di persone disponibili ad assumere incarichi annuali di supplenza. La pandemia ha messo in evidenza il paradosso del sistema scolastico: il disallineamento tra domanda ed offerta e l’incapacità di fare fronte con un sistema di reclutamento idoneo che a nostro parere va rivoluzionato (cfr punto 4.) con organici triennali.  Una proposta da affinare con la partecipazione di tutte le forze sociali e politiche, che darebbe stabilità al sistema con investimenti del piano europeo Next Generation EU.  Le risorse interne, insieme allo strumento contrattuale, potranno avviare i dovuti riconoscimento economici del lavoro a scuola che ha bisogno di prospettive e dignità professionale.

  1. PUNTARE SUI TERRITORI
    Gli effetti positivi di una organizzazione basata su decentramento e qualità

Il 2020 è stato un anno difficilissimo, pieno di momenti bui e dolorosi, tuttavia gli strumenti che siamo stati capaci di mettere in atto, le scelte operate, le decisioni prese hanno portato la Uil Scuola ad una crescita politica e organizzativa. Questo anno di emergenza ha permesso di tirare fuori le migliori idee per dare voce alle persone.
Abbiamo scelto di non essere omologati, di essere originali, questo ha permesso di trovare le soluzioni più efficaci per restare uniti.
Abbiamo sperimentato modalità di comunicazione, di interazione, supporto, consulenza assolutamente inedite e di grande qualità.
Sono i numeri a darci ragione e a dare forza ad un modello organizzativo che parte dalla grande esperienza maturata nei territori, che va continuato e supportato.


SCUOLA, SALUTE, DIRITTI: ON LINE LA DOPPIA INTERVISTA TURI – BOMBARDIERI
Dalla riapertura delle scuole e alle proteste dei ragazzi, dall’impegno nel garantire il diritto alla salute dei cittadini e alla sicurezza in tutti i luoghi di lavoro fino alla necessità di intervenire sulle disuguaglianze sociali che l’emergenza sanitaria ha amplificato. Priorità contenute nella PIATTAFORMA UIL 2021 presentata nei giorni scorsi. Turi e Bombardieri ribadiscono le posizioni del sindacato anche sull’opportunità delle risorse di Next Generation Eu per il futuro dei giovani del nostro Paese. >>>
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