Contratto scuola, il report dell’incontro all’Aran del 24 settembre 2025

Una riunione interlocutoria con aperture rispetto alle nostre rivendicazioni normative. Rimane aperto il nodo delle risorse e in particolare lo sblocco del 2027. Abbiamo nuovamente chiesto che venga percorsa la strada della detassazione degli aumenti stipendiali al fine di un recupero significativo del potere di acquisto per il personale della scuola.
L’inadeguatezza delle retribuzioni del personale della scuola è, da anni, un dato acquisito di cui si fanno interpreti anche il Ministro ed esponenti politici di ogni orientamento politico.
Va ricostruito un tessuto connettivo legato anche al rinvigorimento della passione nel personale che inevitabilmente passa anche attraverso un adeguato riconoscimento economico che deve essere impegno di tutti per dare l’adeguata soddisfazione a chi svolge un ruolo di rilevante importanza sociale oltre che educativa.
Nel corso dell’ultimo decennio si è determinato, a fronte di una sostanziale parità di livello retributivo, uno scarto con le retribuzioni delle Funzioni centrali che deve essere, per una questione di evidente equità, colmato. Dobbiamo tutti lavorare in questa direzione.
I 240 milioni stanziati per il contratto, istituite con il Dlgs 127/2025, pur se rappresentano un timido segnale di attenzione, non sono risorse aggiuntive.
Si tratta di somme distratte da altri capitoli economici destinati alla scuola.
81,4 milioni dall’economia di spesa del Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa, 98,8 milioni dal fondo per la valorizzazione del sistema scolastico per il 2025 e 2026 e 60,1 milioni dai risparmi per il rinvio al prossimo anno dell’attivazione dei profili professionali Ata.
Nel corso della riunione abbiamo ribadito la necessità di colmare in parte il divario tra la perdita del potere di acquisto, che con le risorse attuali si attesterebbe intorno ad un 5,4% dell’inflazione, attraverso una detassazione degli aumenti stipendiali.

Si tratterebbe di una boccata di ossigeno per le retribuzioni del personale della scuola. Sui buoni pasto, rispetto ai quali già nell’incontro del 15 giugno u.s. abbiamo evidenziato quanto sia strettamente legato ad un diritto del personale che ormai attraverso un’estesa flessibilità nelle scuole si trova a svolgere compiti e orari che lo implicano di fatto, abbiamo accolto con favore l’introduzione del principio, da noi richiesto nel precedente incontro,  che “sono garantiti tutti i diritti previsti per il lavoro svolto presso la sede dell’ufficio, con particolare riferimento ai buoni pasto”.
È evidente che ora è necessario recuperare le risorse necessarie per le quali solleciteremo il Governo e il Ministro ad impregnarsi per il loro reperimento.
Abbiamo nuovamente posto l’accento sulla necessità della definizione della parte normativa relativa ai provvedimenti disciplinari che ormai si trascina dal contratto 2016/18 e non più procrastinabile.
Altro tema, nuovamente affrontato, dalla nostra delegazione è stato quello delle scuole italiane all’estero che rappresentano una risorsa strategica nel settore della politica estera del nostro paese e costituiscono l’asse portante per la diffusione e la promozione della lingua e cultura italiane nel mondo.

Esse devono avere risorse adeguate a garantire l’efficacia del servizio scolastico e culturale nelle diverse realtà geografiche.
Le nostre istituzioni scolastiche e culturali all’estero rappresentano una risorsa strategica nel settore della politica estera del nostro paese e costituiscono l’asse portante per la diffusione e la promozione della lingua e cultura italiane nel mondo; a tal fine l’offerta formativa, in base agli stessi principi che la regolano in Italia, deve godere di risorse adeguate a garantire l’efficacia del servizio scolastico e culturale nelle diverse realtà geografiche.

La contrattazione integrativa di scuola e di sede deve stabilire le modalità ed i criteri per l’adattamento dell’organizzazione del lavoro alle esigenze dell’offerta formativa assicurando trasparenza nelle scelte ed equità nel trattamento del personale e il rispetto delle regole contrattuali.
Ribadiamo che il mandato all’estero costituisce una delle modalità di mobilità professionale e deve essere regolata contrattualmente e deve essere assicurato l’utilizzo di docenti italiani nelle attività con contratto a tempo indeterminato e a tempo determinato escludendo totalmente il ricorso a forme di privatizzazione delle nostre istituzioni scolastiche statali con l’assunzione a contratto locale del personale docente.

Le nostre proposte per il personale delle scuole italiane all’estero sono state:

– ribadire nel contratto, in quanto mobilità professionale, le modalità e criteri di selezione del personale, modalità di assegnazione del mandato, durata del mandato, intervallo fra i mandati, limite massimo complessivo di durata di più mandati;
– assicurare al personale scolastico parità di trattamento economico e di diritti con il personale del MAECI;
– prevedere la contrattazione integrativa nazionale per la distribuzione alle scuole e ai corsi delle risorse contrattuali destinate al personale docente e ATA;
– prevedere la contrattazione integrativa di scuola e di circoscrizione consolare di tutte le risorse destinate alla retribuzione del personale docente e ATA e all’organizzazione del lavoro;
– la riduzione da sei anni scolastici a tre anni scolastici del periodo di servizio effettivo in Italia dopo il   primo mandato per poter fruire della seconda destinazione all’estero.
Abbiamo infine contestato il conteggio del sabato lavorativo nel calcolo delle ferie del personale scolastico all’estero in disapplicazione di quanto previsto all’art.143 del DPR 18/1967.
Per la Uil Scuola hanno partecipato Roberto Garofani e Angelo Luongo. On Line Giancarlo Turi.


Condividi questo articolo: