D’Aprile: ministro, si possono investire 180 milioni di euro per immettere in ruolo tutti i precari della scuola
Pronto lo studio Uil Scuola Rua sulle differenze di stipendio tra precari e personale stabile della scuola: il costo per la stabilizzazione dei 252.157 precari ammonta a 180.345.425,04 euro all’anno; 715,2 euro per ogni precario.
Sono 30 i miliardi di euro del PNRR per la missione 4.0 destinata a istruzione e Ricerca; 33 i miliardi di euro dell’ultima manovra Finanziaria: i numeri della finanza pubblica – sottolinea Giuseppe D’Aprile, segretario generale della Uil Scuola Rua – mostrano impegni di spesa indirizzati a dare sicurezza al sistema scuola e a sostenere il sistema Paese.
Capitoli strutturali – osserva – che non sono destinati alle persone che nella scuola lavorano ogni giorno.
Cifre alla mano – rilancia il segretario generale Uil Scuola Rua – l’immissione in ruolo dei 252.157 precari comporta una differenza di spesa di € 180.345.425,04 milioni all’anno. Cifra ‘all inclusive’ che porterà un beneficio non solo in termini di continuità didattica ma vantaggi ben più ampi.
E chiaro a tutti che contratti stabili offrono possibilità concrete alle persone: dalla possibilità di acquistare una casa al progettare stabilmente. Consentono di pensare al futuro.
La stabilità economica – sottolinea D’Aprile – porta indubbi benefici anche come stabilità contributiva, che si ripercuote anche sulla gestione previdenziale attuale e futura.
La stabilizzazione – come d’altronde il rinnovo del contratto scuola, osserva D’Aprile – diventa volano di crescita per l’intera economia del Paese, per cui stabilizzare comporta un doppio vantaggio: il primo certezza di una scuola con il personale in servizio già dal primo di settembre e un’economia che trova un nuovo slancio derivante dagli oltre 200 mila precari che iniziano a vedere un possibile futuro ‘certo’.
Ministro, non ci sfugge la portata della sua proposta del 2005 – ribadisce nel corso della riunione D’Aprile – sulla quale c’era ampio consenso tra il personale precario: procedere all’immissione in ruolo rinunciando «temporaneamente» alla ricostruzione di carriera maturata con gli anni di servizio delle supplenze. Una ricostruzione differita nel tempo che consentirebbe le procedure di stabilizzazione.
Una proposta che potremmo tornare a valutare in sede negoziale – commenta d’Aprile, che esorta a trovare e utilizzare i 180 milioni di euro per dare serenità a un quinto del personale che lavora a scuola.
STUDIO UIL SCUOLA / Differenza stipendiale tra personale precario e personale a tempo indeterminato.
180 milioni di euro per immettere in ruolo tutti i precari della scuola
Il progetto possibile di una scuola con tutto il personale, di ruolo
Lo studio Uil Scuola Rua parte dall’analisi dei livelli stipendiali tra personale precario e personale a tempo determinato: un confronto tabellare basato su dati Ministero Istruzione, Ministero Finanze, INPS e Contratto Scuola 2018.
Una differenza tra stipendi, non genericamente determinata, ma basata sull’esame di tutte le componenti di spesa per determinare il costo complessivo dell’immissione in ruolo di tutti i precari della scuola.
La trasformazione dei posti dall’organico di fatto in posti in organico di diritto, e degli attuali contratti precari del personale della scuola in immissioni in ruolo, avrebbe – dall’analisi dei dati – un’incidenza ‘minima’ per la spesa dello Stato e riflessi esponenziali sulla qualità della vita scolastica, intesa come comunità educante.
La stabilizzazione per 250 mila precari comporta, calcoli alla mano, una differenza di spesa di 180.345.425,04 euro all’anno – 715 euro per ogni precario – e permetterebbe un beneficio enorme in termini di continuità didattica e un vantaggio sociale, in senso più ampio.
Contratti stabili offrono possibilità concrete alle persone: dall’acquistare una casa al progettare stabilmente. Consentono di pensare al futuro.
La stabilità economica porta indubbi benefici anche come stabilità contributiva, che si ripercuote anche sulla gestione previdenziale attuale e futura.
La stabilizzazione, come d’altronde il rinnovo del contratto scuola, possono diventare volano di crescita per l’intera economia del Paese, per cui stabilizzare comporta un doppio vantaggio: il primo certezza di una scuola con il personale in servizio già dal primo di settembre e, poi, un’economia che trova un nuovo slancio dagli oltre 200 mila precari che iniziano a vedere un possibile futuro ‘certo’. >>> Nel link il testo integrale dello studio e le tabelle.
L’incontro con il ministro Valditara è stato momento nel quale fare il punto delle diverse esigenze, ed urgenze, della scuola in questa delicata fase dell’anno finanziario e dell’anno scolastico. Riportiamo di seguito i temi toccati dal Segretario generale Uil Scuola Rua, Giuseppe D’Aprile, nel corso dell’incontro.
Contratto
È necessario e urgente realizzare investimenti ulteriori rispetto a quelli già previsti per valorizzare il lavoro delle persone. La Legge Finanziaria è alle porte e, anche se le notizie che trapelano non sono confortanti, chiediamo un intervento politico al fine di destinare in Bilancio ulteriori risorse che incrementerebbero quelle già accantonate per il rinnovo del contratto. La scuola può e deve essere soggetto cui destinare nuove risorse, stabili e strutturali nel tempo, fuori dagli attuali vincoli di bilancio.
Sostegno e sprechi
Abolire il numero chiuso dai percorsi universitari che specializzano sul sostegno. È ancora in aumento il numero di alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane. In crescita anche il numero di insegnanti per il sostegno, ma circa il 34% non possiede una formazione specifica.
Oggi, circa la metà degli insegnanti di sostegno è precario.
La proposta Uil Scuola Rua è chiara: realizzare percorsi di specializzazione snelli secondo il reale fabbisogno, con contratti pluriennali finalizzati al ruolo anche per i docenti che vantano una esperienza sul sostegno senza titolo e per riconoscere e sostenere sia la professionalità degli insegnanti di sostegno che favorire reali processi di integrazione e inclusione diversamente risolti attraverso contenzioso.
Non sono operazioni a costo zero. Allora iniziamo a recuperare sugli sprechi – ad esempio sull’Istituto Invalsi già bacchettato dalla Corte dei Conti, che ha sottolineato pesanti criticità. Un istituto che durante la pandemia è costato 5 milioni di euro con un bilancio che sfiora a regime i 18 milioni di euro l’anno. Su questo punto anche gran parte della compagine governativa di maggioranza si è espressa in questo senso e per questo ci aspettiamo un intervento coerente con quanto detto durante la campagna elettorale.
Regionalizzazione
La scuola per noi è scuola statale e nazionale.
La formazione professionale deve servirci da esperienza: venti sistemi regionali diversificati per durata, finanziamenti, applicazione di contratti di lavoro eterogenei.
La sanità ci deve servire da esperienza.
Per la scuola rischiamo di trovarci nella stessa drammatica emergenza che decreterebbe la fine del sistema scolastico nazionale.
Sabato scorso abbiamo manifestato a sostegno dei sindacati di categoria della sanità.
Prendo in prestito il loro slogan riferito alla sanità: se non la curi, non ti cura. Allo stesso modo per la scuola: se non la curi pregiudichi il futuro del nostro Paese.
Noi lavoreremo con rispetto, serietà, lealtà e coerenza – ha detto D’Aprile a conclusione del suo interventi – quale sindacato costruttivo e propositivo. diversamente, se le scelte non saranno condivise e non andranno nella direzione auspicata, non faremo mancare la nostra opposizione.