D’Aprile: un nuovo anno scolastico con problemi che si ripetono

La campanella suonerà con oltre 200 mila supplenti di cui – certificati dal Ministro – 106.000 sul sostegno. Un danno per il personale ma soprattutto per la continuità didattica. Male anche la situazione del personale Ata, il cui precariato ammonta a oltre 50 mila unità. Il tutto in attesa dei risultati di un algoritmo che negli anni passati ha mostrato tutti i suoi limiti con graduatorie piene di errori dapprima pubblicate, ritirate, ripubblicate, favorendo il balletto dei docenti con ricadute inevitabili sulla gestione della scuola da parte dei dirigenti scolastici, del personale delle segreterie già oberate di lavoro, sugli alunni e sulle famiglie che vedranno la continuità didattica sempre più come un miraggio. Così all’Adnkronos, il Segretario generale della Uil Scuola Rua Giuseppe D’Aprile in merito all’avvio del nuovo anno scolastico.

Concorsi espletati e non ancora tutti conclusi e già, su pressioni dell’Europa che interviene con misure che non tengono in considerazione le condizioni del nostro Paese, se ne annunciano di nuovi pur se con graduatorie colme di idonei ai quali verrà richiesto di rimettersi nuovamente alla prova. Scuole in reggenza con i dirigenti scolastici in attesa degli esiti del contenzioso che ha bloccato le assunzioni.

È evidente che l’attuale sistema di reclutamento ha mostrato ancora una volta tutti i suoi limiti. Trasformare l’organico di fatto in organico di diritto e assumere su tutti i posti vacanti rappresenta una scelta coraggiosa che ha costi ragionevoli – circa 720 € a precario – come stiamo rivendicando da tempo.

È ora di fermarsi e riprogrammare per tempo le azioni necessarie, anche di finanza pubblica, perché è dalla qualità della scuola, dall’istruzione che passa lo sviluppo del Paese.

In questa situazione tutto il personale della scuola continua a lavorare con dedizione e responsabilità nel rispetto degli alunni e delle famiglie. A loro il va il nostro supporto professionale e i migliori auspici di un sereno anno di lavoro.

Sulla scuola si investe, non si fa cassa, conclude.


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