La scuola è buona, i sindacati cattivi. Uno storytelling che non incanta più nessuno.
Sono rivendicazioni sindacali, diventate progetto comune delle forze di opposizione e di maggioranza. Se l’amministrazione non ha fiducia in sé stessa, allora il problema è proprio lì.
La convocazione del Premier di tutti gli attori, gli stakeholders, i portatori di interessi come li chiamerebbe il linguaggio economico, ha offerto loro la possibilità di esprimere gli interessi di una società composita
che trova la sua proiezione nel settore della scuola e dell’istruzione.
Tra questi, bontà loro, rientrano i sindacati dei lavoratori che, nella conferenza di ieri, con gli amministratori di Regioni, Comuni e delle sopravvissute Province, hanno chiesto risorse e personale per dare corso ad un progetto che non c’è per riaprire le scuole a settembre e porre un argine chiaro all’uso della DaD.
Proprio ieri i sindacati, nella loro massima rappresentanza confederale, hanno confermato le ragioni dello sciopero contro la politica di governo sulla scuola che, al momento, non ha nessun piano specifico per la riapertura.
Abbiamo chiesto un provvedimento legislativo organico che, partendo da opportuni investimenti, dia un assetto strategico per uscire dall’emergenza.
Si è trattato – duole dirlo – di un incontro inutile e inconcludente che poco ha prodotto in termini di decisioni, ancor meno in termini di soluzioni.
Sarà una congiuntura astrale ma il 5 giugno, dello scorso anno, e di nuovo oggi, sembra il giorno proficuo per attacchi al sindacato. La scuola è buona, gli insegnanti bravi, i sindacati cattivi.
Uno stereotipo drammatico.
Un attacco ideologico e pregiudiziale, che da un lato vede gli insegnanti ‘soffocati’ dal sindacato corporativo, dall’altro guarda da una bolla isolata, quella capace di leggere solo il mutismo culturale altrui, un sindacato che fa il suo dovere, non accetta di stare nel coro e conferma uno sciopero che – udite, udite – a detta dello stesso Premier è condivisibile nei suoi obiettivi.
Il numero altissimo di personale precario nella scuola è il risultato delle scelte della politica.
A chi vorrebbe ricondurre le giuste richieste del personale alle azioni dei sindacati, si può rispondere che tutelare il lavoro è diritto garantito dalla Costituzione. Quanto agli spazi, i sindacati sono stati fatti uscire da ogni sede di concertazione, non possono fare parte di commissioni di concorso e di vigilanza: ergo nessuna responsabilità gli può essere attribuita.
Una epurazione forzata ad opera di una classe politica che ha voluto la gestione del suo potere, confuso con la gestione democratica. Così ogni concorso è finito nelle maglie della magistratura che ne ha condizionato gli esiti e le procedure. Di fatto la magistratura ha acquisito la competenza al reclutamento.
La colpa? Del sindacato.
Sui concorsi vogliamo sciogliere il nodo ipocrita del riconoscimento del merito?
Forse è arrivato il momento di dire come stanno le cose. Un paese dove la corruzione e l’evasione la fanno da padrone, alzi la mano chi può affermare che i concorsi abbiano selezionato i migliori.
Vero è, invece, che ogni concorso produce un indotto che è utile alla forza politica che lo gestisce.
In Italia un cittadino, appena invia la sua domanda di partecipazione al concorso, la prima cosa che fa è cercare chi lo può aiutare. Si potrebbero scrivere libri su concorsi pensati e costruiti sui singoli candidati.
L’ultima polemica che ci ha visto protagonisti e continuiamo a sostenerlo è un concorso per titoli, ma questo ha un difetto, i titoli o ce li hai oppure no. E non si possono scavalcare i candidati.
I concorsi, invece, hanno una qualità: possono consentire di scavalcare anche chi ha titoli ed esperienza.
Il merito e la meritocrazia in questo paese sono merce che serve per giustificare prevaricazioni e particolarismi.
Nello specifico della scuola, il precariato è creato dalle regole assurde che lo governano da anni e rappresenta uno sfruttamento del lavoro che il sindacato sarà sempre pronto a combattere.
Lavoro quotidiano, dedizione, professionalità a cui si dice grazie nell’emergenza.
Poi si pretendono concorsi che assomigliano a corse a ostacoli. Senza avere risorse per bandire concorsi seri, si affida ai volenterosi, molto condizionati, la garanzia meritocratica?
Uno storytelling che non incanta più nessuno.
Le rivendicazioni sindacali sono diventate progetto comune delle forze di opposizione e di maggioranza.
Una proposta che vedeva titoli in entrata ed esame in uscita, dopo l’anno di prova.
Nella nostra proposta la verifica del merito era inserita nell’esame finale, a scuola.
Se l’amministrazione non ha fiducia in sé stessa, allora il problema è proprio lì.
NdR – Per coloro che si sentono culturalmente dotati, segnaliamo solo alcune delle attività portate avanti dal nostro sindacato, riassunte nei lavori dell’ultimo congresso, che qui riportiamo in sintesi grafica.