Sicurezza e salute a scuola, Turi: “In Francia il 75% sciopera, noi pronti a nuove proteste”
“La parola chiave è sicurezza, chi lavora oggi nella scuola non svolge una professione, si trova in missione. La ribellione è iniziata il 10 dicembre ma non si è certo conclusa”.
“Torneremo presto a rilanciare le ragioni dello sciopero del 10 dicembre con nuove iniziative e proteste, chiedendo che le scuole restino aperte ma in sicurezza e con regole chiare. La misura è colma, guardiamo con attenzione quello che è accaduto in Francia, dove il 75% del personale scolastico oggi ha scioperato”, commenta il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi in merito alla mobilitazione nazionale indetta da sindacati, insegnanti, presidi e associazioni genitori francesi.
“La parola chiave è sicurezza – osserva Turi in un webinar organizzato da Orizzonte Scuola -. Chi lavora oggi nella scuola non sta più svolgendo una professione bensì una missione all’insegna di un “si salvi chi può” imposto. Ricordo a tutti che ad agosto abbiamo sottoscritto un protocollo sulla sicurezza che si è totalmente arenato. Ancora non si vedono presidi sanitari nelle scuole, la riduzione del numero di alunni per classe e la sanificazione dell’aria delle aule. E nel frattempo la rabbia, la frustrazione e la tensione della gente, aumenta sempre di più”.
Sui rapporti col ministro dell’Istruzione: “E’ difficile avere un dialogo fruttuoso con Bianchi. Lo vediamo condizionato da una politica, formalmente unita, ma sostanzialmente divisa che scarica le proprie contraddizioni sulle persone e sul personale. – afferma Turi -. Di converso, mi accorgo con stupore che la scuola è diventato uno strumento, uno strumento dimostrativo del Presidente Draghi. Le sue dichiarazioni di qualche giorno fa mi hanno lasciato basito”.
Turi conclude parlando del tema tecnologia: “La DAD è una didattica di emergenza, è un surrogato della scuola che serve a poco e che discrimina chi non può accedere alla digitalizzazione – dice -. Ancora oggi mi chiedo che fine abbiano fatto i soldi per il piano nazionale digitale stanziati prima che arrivasse la pandemia, visto che la DaD è stata fatta dai docenti con i loro device e con le loro risorse personali. Purtroppo non ho avuto risposta, così come non ho avuto risposta sulla possibilità di avere a disposizione i dati dei contagi e dei decessi. Perché non vengono tirati fuori? Forse perché vanno contro la narrazione di questi mesi?