Turi su Italia Oggi: prova del nove sul contratto. Stop a nostalgie della 107.
Una scuola statale, nazionale, basata sul dettato costituzionale è il modello che perseguiamo e che intendiamo condividere con il nuovo ministro, nel solco di quanto già definito con il precedente governo Conte.
La nostra posizione di netta contrarietà ad ogni ipotesi di regionalizzazione del sistema di istruzione è nota. Il neo ministro Fioramonti ha, in passato, fatto dichiarazioni che vanno in questa stessa direzione.
Restano dirimenti altri tre punti su cui attiveremo il confronto:
– investimenti per dare dignità alla funzione docente.
– la risoluzione del problema del precariato
– un assetto organico anche agli uffici di segreteria funzionali ad una buona didattica.
Negli anni della crisi, la scuola è stata scelta come palestra di sperimentazioni neo liberiste che hanno tentato di piegarla a servizio, come un supermercato che deve rispondere ai suoi clienti che, per definizione, hanno sempre ragione.
Da questa visione sono derivati: il preside manager, la competizione, il risparmio. Tutti elementi che hanno prodotto autentici mostri come la legge sulla buona scuola e la teoria dell’autonomia differenziata.
Una sorta di allucinazione collettiva, interrotta solo episodicamente da editoriali e da approfondimenti che parlano di una scuola che trasmette emozioni e cultura, che suscita la curiosità degli studenti.
E’ questo il modello di scuola che ci vede convinti sostenitori, in rappresentanza di un gran numero di lavoratori e di cittadini che in questi anni ci hanno dato sostegno.
Vogliamo sperare che il neo ministro tenga per se la delega sulla scuola, che non può essere gestita da qualche nostalgico, di cui il mondo della scuola farebbe volentieri a meno.
Sarà importante capire, in questi primi giorni, come si muoverà il Governo: da lì valuteremo se si tratta della volta buona per realizzare il cambiamento.
Investire sulla scuola è il mantra di ogni campagna elettorale.
Quando si fanno i governi, poi, restano solo le buone intenzioni.
Si dovrebbe, per una buona volta, smettere di utilizzarla come terreno di scontro politico e considerala, per dirla con Piero Calamandrei, una istituzione costituzionale, un bene dell’intera comunità nazionale.
La vera novità consisterebbe nel reperire le risorse per rinnovare il contratto per ridare dignità e ruolo al personale che rappresenta l’elemento costitutivo di quella comunità educante che dà linfa vitale alla democrazia e partecipazione di questo paese.
La scuola deve formare cittadini consapevoli e non consumatori anonimi.
Quanto alle prescrizioni, sarà bene evitare sia i modelli liberisti della legge 107 che l’accettazione di ogni forma di autonomia differenziata in materia di istruzione.