Turi: la protesta della scuola nasce dal no a misure regressive.
Con l’avvio delle procedure di conciliazione parte la procedura per la mobilitazione e le lotte sindacali. Quella che ha natura politica è quella dello sciopero: è la reazione di ogni lavoratore che, per protesta, non lavora.
Si tratta di uno strumento che, nel nostro caso, non è indirizzato verso la comunità educante e gli studenti, bensì verso un Governo che in modo autoritario vuole cambiare la scuola del nostro paese e in senso regressivo.
Il decreto-legge approvato nei giorni scorsi – spiega il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi nel suo intervento durante l’Assemblea delle Rsu a Trapani – nella forma e nella sostanza si discosta molto dai principi costituzionali che alla scuola riservano, invece, grande attenzione.
Giustamente – aggiunge Turi – perché oltre ad essere base per la coesione sociale ed il progresso del Paese, il sistema di istruzione nazionale ha mostrato, negli anni, grandi capacità di resilienza interna e gode della fiducia dei cittadini italiani.
Se ora, il governo, dietro le suggestioni di lobby intende trasformare questo sistema, riducendone cuore e anima, qualcuno dovrà pure provare ad aprire un dibattito ed un confronto – si domanda Turi.
Annichilire il ruolo dell’insegnamento, relegandolo a processo di trasmissione del pensiero unico, quello dominante di élite interessate, è processo che non possiamo permettere venga tentato, tantomeno realizzato.
Modificare quei valori o peggio sostituirli significa non rispettare il giuramento che il governo fa sulla Costituzione e di conseguenza sul diritto. Sono gli elementi che riconoscono libertà democrazia e partecipazione.
Si tratta di una battaglia ideale che i lavoratori della scuola sentono come missione a cui si affianca quella sindacale. Valorizzare il lavoro, dare la giusta dimensione professionale ed economica, è solo una faccia della medaglia. Quello che va affermato con forza è il rispetto, la dignità, della professione e della funzione del personale della scuola. Sono le persone a fare la scuola.
Un ritorno al passato anche buio di questo paese è da porre al centro di un dibattito, di un confronto aperto nel Paese. Dietro le emergenze non possono esprimersi scelte neoconservatrici.
Lo sciopero si può evitare se si eliminano le forzature incostituzionali e le incursioni legislative nella materia contrattuale, dando spazio alla democrazia, al confronto e alla discussione.
Alla scuola non servono diktat di dubbia utilità collettiva.