Turi: “Sulla pandemia ancora gli stessi errori. Il nuovo contratto? No a soluzioni al ribasso”
Rinnovo del contratto scuola, gestione della pandemia, precariato e relazioni col ministro dell’Istruzione. Il Segretario generale UIL Scuola fa il punto della situazione, una settimana dopo l’incontro del 4 gennaio tra i sindacati e Bianchi.
Segretario, il 2022 è cominciato con l’incontro del 4 gennaio tra i sindacati della scuola e il ministro dell’Istruzione. A che punto sono le relazioni con Bianchi?
Nei confronti del ministro e delle sue dichiarazioni di questi mesi abbiamo sempre riposto fiducia, riconoscendone ruolo e posizione. Quello che però il ministro ha dimostrato con i fatti è, purtroppo, troppo poco e la valutazione del suo operato non può che essere negativa.
Qual è la discrepanza?
Quello che manca è un quadro politico ben definito. Se mi siedo ad un tavolo col ministro devo sapere qual è l’elemento che ci unisce, devo sapere quello che un ministro può e vuole fare e quello che un ministro non può e non vuole fare. Le domande sono tante: quale sarà la linea politica quest’anno? Chi prenderà la decisioni? La linea politica sulla scuola sarà quella degli atti di governo o delle dichiarazioni del ministro?
Qual è la sua previsione su questo?
Ad oggi, mi sembra che il ministro non stia toccando palla. Per la scuola non vedo in programma investimenti reali e sulla gestione della pandemia, si è riusciti, nonostante l’esperienza acquisita, ad arrivare alle stesse condizioni di due anni fa, puntando solo sul vaccino; per mesi abbiamo chiesto e rivendicato presidi sanitari nelle scuole, la riduzione del numero di alunni per classe, la sanificazione dell’aria delle aule. Purtroppo, ancora una volta l’impatto della pandemia sulla scuola è stato sottovalutato e questo non è colpa del ministro ma del governo, che ha deciso di risparmiare e non aiutare in pieno un settore fondamentale per questo paese.
In sostanza, più chiarezza e meno interferenze tra i vari ruoli.
È quello che auspichiamo. I sindacalisti devono fare i sindacalisti, il ministro dell’Istruzione deve fare il ministro dell’Istruzione e lo stesso vale per i parlamentari. Le interferenze a cui abbiamo assistito in questi mesi non fanno bene a nessuno. Siamo disponibili a partecipare ai tavoli col ministro a patto che ci sia un intento di trovare soluzioni con obiettivi comuni. Non possiamo sederci ad un tavolo e subire veti assurdi dal governo perché poi le spiegazioni alla gente dobbiamo darle noi dei sindacati. Il tavolo nasconde in sé una foglia di fico che fa pensare ai miei rappresentati che coincida con qualcosa di concreto, quando in questi mesi di concreto si è fatto e visto poco o nulla. E nel frattempo, la frustrazione e la rabbia delle persone aumentano.
Spesso le grandi crisi, seppur drammatiche, uniscono il Paese. Per quanto riguarda quella correlata al Covid, non è avvenuto l’esatto contrario?
Mi concentro sulla scuola e dico che mai come in questo momento ci troviamo in una situazione di divisione che il governo ha contribuito pesantemente ad esasperare. È difficile pensare ad un futuro della scuola se non si risolvono il problema del precariato e il problema dello sfruttamento del lavoro delle persone, criticità che il covid ha pesantemente aggravato. Penso ad esempio all’Organico Covid, vissuto come una vittoria, ma che in realtà rappresenta un elemento di sfruttamento, dal momento che non lascia alcuna prospettiva di futuro.
Sempre in ottica precariato, non possiamo non chiederle un passaggio sui concorsi.
Non danno risposte al precariato, anzi. I concorsi secondo noi vanno eliminati in questa modalità perché rappresentano un danno. Ricordo a tutti quanti che il PNRR prevede a febbraio la scadenza della riforma sul reclutamento. È necessario un nuovo sistema di reclutamento a regime e, contemporaneamente, ci vuole una fase transitoria. Io non posso più tollerare che persone con 36 mesi di servizio non siano stabilizzate”. E poi, come si fa ancora a sostenere la bontà dei concorsi, quando dopo anni – è il caso del concorso dei Dirigenti scolastici – emergono gravi illegittimità ed algoritmi fasulli? Il sistema dei concorsi, così come è ora, è fallito. Serve un nuovo strumento di reclutamento.
Veniamo al rinnovo del contratto. Si ritiene ottimista? A che punto siamo?
Non saremo passivi o alla ricerca di soluzioni al ribasso e partiamo subito dal presupposto che le risorse per il contratto sono al momento insufficienti. Chiediamo un provvedimento strategico sulla scuola che metta insieme tre o quattro problemi da portare a soluzione: penso al precariato, ai dsga, all’abolizione dei vincoli della mobilità e si dovranno cercare risorse aggiuntive per consentire un rinnovo contrattuale che ridia dignità e prestigio al personale. Va valutato insieme il tema degli ITS su cui, come ho ribadito al ministro, siamo molto critici sulle soluzioni al vaglio del Parlamento: non vogliamo trasformare questo paese in un grande centro di professione, magari “regalandolo” agli industriali. In sostanza, chiedo al ministro di trovare insieme a noi gli obiettivi e di tornare ad agire e a riflettere insieme.
Chiudiamo infine tornando al tema pandemia. Una sua vecchia battaglia è quella di avere a disposizione i dati dei contagi del mondo della scuola. A che punto siamo su questo?
Siamo in una situazione di grande difficoltà ed incertezza. Avere a disposizione i dati dei contagi nella scuola pubblici sarebbe un grande passo per dare certezze a famiglie e studenti e permetterebbe di assumere decisioni più coerenti, in funzione dei dati reali e non di quelli presunti. È una battaglia che rinnoviamo ormai da anni che continua a non avere risposta. Non molleremo.
Intervista di Paolo Riggio