Turi: le spese per l’istruzione fuori dal Patto di Stabilità. Urgente rinnovare il contratto scuola.

Area europea dell’istruzione 2021-2030: nel gruppo di esperti internazionali per le politiche che rendono efficienti ed economicamente sostenibili gli investimenti nel settore non c’è neanche un pedagogista o esperto di didattica. Oggi e domani i lavori del Consiglio Europeo dei Ministri dell’Istruzione e Università. 

In queste ore che per la scuola coincidono con la vigilia delle elezioni nazionali per il rinnovo delle Rsu (i rappresentanti sindacali eletti nelle scuole) si stanno incontrando i ministri dell’istruzione dei Paesi europei per definire le linee guida sugli investimenti di qualità nell’istruzione.

La pandemia e la crisi bellica hanno convinto gli Stati membri a adottare misure, come la sospensione del patto di stabilità, lo stanziamento di cifre ingenti per sostenere le economie dei Paesi maggiormente colpiti e un recupero dell’aspetto sociale dell’Unione Europea – osserva Pino Turi nel corso della doppia assemblea nazionale di questa mattina – ma segnali di cambiamento non sono particolarmente incoraggianti per il settore dell’istruzione e della ricerca.

Prova ne è che, allo scopo di implementare la nuova strategia, denominata Area europea dell’istruzione 2021-2030, è stato costituito un gruppo di esperti internazionali per definire le politiche che rendono efficienti ed economicamente sostenibili gli investimenti in istruzione. Peccato che in questo gruppo non ci sia neanche un pedagogista o esperto di didattica.
Questo gruppo, comunque – aggiunge Turi – ha già prodotto una relazione intermedia che sviluppa la sua analisi intorno a quattro temi: docenti e formatori; apprendimento digitale; amministrazione, infrastrutture e ambienti di apprendimento; equità ed inclusione.

Già dal primo degli argomenti è chiaro che l’ottica è quella neoliberista visto che si suggerisce, ad esempio, di risolvere la carenza di docenti qualificati in alcune discipline con degli incentivi economici per attrarre potenziali candidati, introducendo così la mentalità del libero mercato in un’istituzione che, invece, dovrebbe promuovere l’uguaglianza delle opportunità.

Parte significativa degli investimenti viene poi finalizzata all’apprendimento digitale: qui due osservazioni sono d’obbligo. La prima è legata ai flussi economici che andranno a rimpinguare le casse dei privati che si aggiudicheranno gli appalti per la fornitura dì dispositivi, cablaggio, corsi di formazione piuttosto che a ridurre il numero di alunni per classe. Si dà poi per scontato che il futuro sia legato all’apprendimento misto, nessuno spazio per la libera scelta del docente in materia.

Le scelte che oggi fa l’Europa – sottolinea Turi – vanno lette in un’ottica Paese: in che modo l’Italia sta procedendo per riconoscere e valorizzare il lavoro che si fa a scuola? Come si stanno spendendo le risorse del PNRR? A che punto è l’atto di indirizzo per il rinnovo del contratto scuola?
Sono queste le risposte più urgenti a cui va data risposta. Questi i temi su cui sarà stringente il nostro impegno.

 


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