INTERVISTA / 2 – Turi (UIL): strategie educative, servizi minimi, valutazione, concorsi
Pubblichiamo la seconda parte dell’intervista pubblicata su Orizzontescuola, realizzata da Vincenzo Brancatisano, nella quale Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola fa il punto su scuola e emergenza in atto, affrontando i temi oggetto di ampio dibattito, dalla chiusura delle scuole alle strategie educative, dalle necessarie misure di contenimento del virus ai servizi minimi da mantenere ai sensi delle normative emanate in questi giorni, dalla mobilità ai concorsi. Uno scenario che non ha precedenti e per questo da valutare con moltissima attenzione. Nel link il testo integrale dell’intervista.
SEGUE / La scuola, prontissima sul piano delle emergenze da incendio e terremoti, non lo era sul piano del contenimento della rapida diffusione e del contagio di un virus sconosciuto e contro il quale non esistono farmaci.
Eppure le iniziative, che si sono strutturate in poche settimane nelle scuole italiane, stanno dando una mano agli studenti, parte dei quali è a casa ormai dal 21 febbraio scorso. Ma può essere questa un’alternativa alla didattica tradizionale? “E’una strategia educativa, non un’alternativa didattica – osserva Turi – altrimenti raccontiamo cose non vere, né credibili. Nell’emergenza si fa quel che si può e speriamo che finisca al più presto, ma vedo una superficialità e una corsa alle piattaforme private che definisco una fiera delle vanità”.
… Torniamo per un attimo a scuola. I docenti sono a casa come gli studenti. Il personale Ata invece è rimasto là. E dice di non capire perché. Perché?
“Si è creato un clima di contrapposizione che non va bene. Nessuno ha spiegato al personale Ata il motivo per il quale loro sono a scuola mentre la scuola è vuota. Si sentono discriminati”.
Proviamo a dirlo noi. Docenti e alunni stanno a casa perché è meglio evitare che dieci milioni di persone ogni giorno affollino le aule e le corriere consentendo al Covid 19 di espandersi con estrema facilità.
“Ma nessuno ha spiegato al personale Ata queste motivazioni, e perché dovrebbero stare a scuola, qui si parla di tutela della salute, e loro sono risentiti. Se si chiede di collaborare si collabora, il personale collabora sempre con l’amministrazione. Ma se si vuole creare di contrapposizione, questa non giova a nessuno. Le amministrazioni hanno la responsabilità di verificare e garantire la salubrità dei luoghi di lavoro e impedire che le infezioni possano riversarsi sulla popolazione. Se un lavoratore va a lavorare e sa di poter ammalarsi non ci va tranquillo. Comunque, ci sono delle leggi all’avanguardia, ci sono i responsabili della sicurezza richiamati dal recente Dpcm che faranno i sopralluoghi per verificare il rispetto delle norme igieniche indotte dall’emergenza, quale la distanza minima tra le persone”.
Le fanno?
“Le verifiche devono essere fatte luogo per luogo e scuola per scuola. I responsabili sicurezza che valutano le situazioni e poi le segnalano al dirigente affinché rimuova le situazioni di rischio e di pericolo. Dopo di che ci vuole il buon senso, che significa non seguire la pedissequa lettera della norma ma capirne la ratio”.
Faccia un esempio.
“Per esempio, a luglio e agosto i lavoratori non sono tutti a scuola. Quindi perché non utilizzare lo stesso buon senso, con la turnazione e la flessibilità? In una scuola dove non ci sono attività, a che cosa serve la gente a scuola? Si può fare lo smart working da casa. Magari nei convitti oppure negli istituti agrari è necessario esserci, ma nelle altre? Basterebbe fare i turni, adottare la flessibilità Dopo la crisi ci sarà una regolamentazione anche di tutto questo. E faccio un appello: siccome siamo in emergenza è inutile fare riunioni, si può recuperare anche la didattica nei mesi di giugno e di luglio, faremo quel che serve”.
Sta dicendo che gli insegnanti potranno essere chiamati a proseguire le lezioni a giugno e metà luglio?
“E’ solo una considerazione ed una preoccupazione che l’anno scolastico possa slittare per garantire il diritto allo studio per tutti e, in particolare, per coloro che sono impegnati negli esami di maturità che si potrebbero tenere anche a settembre.
I docenti si adoperano per gli altri. Oggi sono vittime di una situazione, non l’hanno certo provocata. Sarebbero stati molto contenti di continuare a lavorare”.
Intanto avete avuto un incontro al Ministero. Che cosa vi siete detti?
“Siccome siamo in emergenza, non se ne può parlare, altrimenti sarebbe fatto in maniera viziata. Quando si parla di queste cose occorre normalità, non si può fare in emergenza. Non siamo in grado di parlare con i nostri iscritti, come ho già detto. Siccome le scuole sono chiuse, non possiamo fare assemblee. Ci parliamo solo attraverso i canali social. In situazioni come queste ci sono dei rischi. C’è chi potrebbe voler eliminare i corpi intermedi, alla ricerca dell’uomo forte”.
Molti docenti chiedono notizie sui concorsi. Ne avete parlato nella riunione con il Ministero?
“La vicenda dei concorsi si è purtroppo incrociata in un periodo che non ha precedenti nella storia: mai si sono chiuse le scuole in tutto il paese, a meno di non considerare il periodo bellico. La vicenda dei concorsi ha subito un brusco rallentamento.
I 24.000 posti per la stabilizzazione del concorso riservato sono il risultato dell’azione sindacale, svolta con tre ministri e due governi. Serviva e serve ancora qualche aggiustamento (questo aveva determinato la proclamazione di uno sciopero) che non ha ancora trovato la disponibilità dell’attuale ministro.
I motivi di dissenso restano tutti. Siamo in attesa del parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e delle decisioni del ministro, che mi auguro voglia riaprire il confronto sindacale per condividere il percorso”.
Torniamo agli studenti. Siamo a marzo ormai inoltrato e i professori si stanno chiedendo che ne sarà della valutazione. La recentissima Nota 279 del ministero recita testualmente che la normativa di riferimento, “al di là dei momenti formalizzati relativi agli scrutini e agli esami di Stato, lascia la dimensione docimologica ai docenti, senza istruire particolari protocolli che sono più fonte di tradizione che normativa”. Vuol dire che finora i docenti hanno valutato gli studenti sulla base di criteri basati sulla tradizione e non su norme precise?
“La formulazione è criptica, ma penso sia riferita alla cosiddetta didattica a distanza, cosa diversa dalla strategia educativa di supporto alla comunità scolastica, propria di questa fase emergenziale. Molti si chiedono,nei casi di attivazione della didattica a distanza, secondo parametri e procedure tracciabili, come e se sia possibile codificare assenze e valutazione degli alunni, ai fini della valutazione finale, al pari della lezione tradizionale. Inoltre, la valutazione periodica che è propedeutica a quella finale, realizzata nella didattica a distanza, in questo periodo di emergenza, risponde a principi giuridici e percorsi molto circostanziati nelle fasi di scrutinio e di esame?
Se così fosse, anche la valutazione periodica, con interrogazioni e compiti di verifica, fatta con gli strumenti informatici e a distanza, deve avvalesi della tradizionale esperienza professionale del docente che la quantifica di volta in volta, nella sua dimensione docimologica, come accade nei processi valutativi in presenza”.
Un’altra questione poco dibattuta riguarda la privacy dei docenti, che nelle lezioni online non è poi tutelata al massimo. Chi assicura gli insegnanti che le immagini non siano un giorno manipolate e messe in rete?
“Questa ed altre implicazioni di carattere giuridico investono aspetti di privacy anche riferiti agli studenti per la grande mole di dati che possono essere gestiti e profilati da piattaforme anche private, molte volte quelle stesse che detengono il monopolio dell’informazione e che potrebbero acquisire quello della formazione. Un rischio di privatizzazione della scuola ben presente in altre esperienze al mondo che hanno già attivate queste procedure di didattica alternativa che deve indurre alla prudenza”.
Quali altre gradi questioni si nascondono dietro alla grande emergenza sanitaria e scolastica che abbiamo di fronte?
“Io sono convinto che questa emergenza ponga due questioni. Condanna chi ha fatto tagli a sanità e scuola e chi ha considerato questi elementi come beni da utilizzare con il sistema del mercato e non come valori fondanti di ogni persona libera di questo paese. La libertà non si può barattare con nulla. Sanità e istruzione sono elementi che costituiscono il nuovo umanesimo che ci auguriamo sia scevro da elementi di propaganda e di convenienza politica. Abbiamo bisogno di statisti, non di politici”.