Turi: è ora di decidere. I tempi della scuola non sono quelli dei partiti.
«Sul tema dell’istruzione ci chiediamo: la scuola di tutti, quella frequentata dal 94% degli studenti, quella dello Stato e della Costituzione, gode di tale buona salute da non avere bisogno di interventi? A fronte di un investimento così cospicuo e di una rimessa in marcia dell’intero sistema Paese, la scuola non meriterebbe un punto di vista privilegiato, con risorse adeguate e interventi di medio e lungo termine?» Così il documento confederale Uil sul PNRR.
C’è una scuola che chiede attenzione – osserva il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi.
Sono mesi che gli insegnanti chiedono di vedere riconosciuta la loro responsabilità educativa; chiedono attenzione gli studenti usciti da mesi di dad. Lo hanno affermato i sindacati – che negli ultimi tre mesi hanno risposto, per scritto, ad almeno tre testi istituzionali di programma, dal primo Recovery plan all’attuale PNRR, passando dal Patto per l’Istruzione, ancor al palo.
Intanto la scuola fa leva solo sulle sue forze – sottolinea Turi. Il personale precario sta lavorando senza certezze per il prossimo anno; gli insegnanti sono in classe senza che nessun intervento strutturale sia stato fatto per numero di alunni per classe, tracciamento, medico a scuola; gli studenti stanno preparando l’ennesimo esame di Stato, ancora una volta diverso dall’anno precedente, e retribuzioni incredibilmente basse.
C’è una scuola che vogliamo: lo ripetiamo da Barbaiana, l’Europa ce lo ha confermato, e oggi arriva anche il ‘Manifesto per la nuova scuola’, una «scuola che si occupa delle persone in crescita», sottoscritto dagli intellettuali, scritto così bene – precisa Turi – che in poche pagine snelle ci sono tutti i principi a cui ispirarsi. Un testo aggiunge il segretario Uil Scuola, che trova la condivisione del sindacato su temi essenziali, sui quali sono state già presentate proposte scritte al ministro Bianchi.
Una scuola fondata sulla conoscenza, sul rapporto umano, sull’attività dell’intelligenza, della rielaborazione critica e non su una «rapida verniciatura di competenze». Una scuola che vede gli insegnanti come professionisti, capaci di motivazione e passione, e non come «burocrati certificatori». Una scuola che ha bisogno di interventi «precisi e profondi», che non è un «progettificio» perché di base fa altro: istruisce e educa.
Siamo costretti ad assistere alla rincorsa delle forze politiche su generici principi di scuola – commenta Turi – che hanno poco a che vedere con il sistema costituzionale della scuola, preoccupati più a distribuire risorse e ristori per un loro consenso elettorale. Serve un progetto, il manifesto sulla scuola non deve essere oscurato da interessi di parte, la UIL Scuola contribuirà a tenerlo vivo.
La richiesta che giunge forte – ed è l’ennesimo richiamo a politiche rivolte a mettere in sicurezza il sistema nazionale di istruzione del nostro Paese – è di restituire alla scuola «l’orizzonte pubblico, democratico, laico e nazionale». Il post pandemia può rivelarsi una opportunità straordinaria di investimento sulle persone e sulla qualità del nostro sistema statale – conclude Turi – dobbiamo decidere. I tempi della scuola non sono quelli dei partiti.