TURI: “Il nuovo contratto dovrà risarcire la scuola. I nostri docenti devono poter tornare a educare”

“Gli stipendi della scuola devono essere adeguati a quelli del pubblico impiego. Il nuovo contratto dovrà risarcire la scuola, ridurre il precariato e allo stesso tempo gettare basi per il rinnovamento di un settore che da anni soffre di burocrazia esasperata, tagli e riduzioni”. Queste le parole del Segretario generale UIL Scuola Pino Turi nel corso di un webinar organizzato da Orizzonte Scuola.

“Non si possono rinnovare contratti senza soldi – commenta –. Il divario da colmare non è solo quello che guarda all’Europa ma quello che abbiamo in casa tra i livelli retributivi della scuola e quelli del pubblico impiego. C’è una distanza che va colmata. Stiamo rivendicando un provvedimento di legge per finanziare il contratto perché le risorse sono insufficienti. Il ministro ci ha convocati ultimamente per mostrarci il suo piano attraverso l’atto di indirizzo. Vorrebbe fare tante cose, ma mancano ancora certezze dal punto di vista economico”.

Sempre sul tema contratto, il Segretario generale UIL Scuola indica le priorità: “Il nostro modello di scuola si rifà alla Costituzione, non a teorie aziendaliste e neoliberiste alle quali non ci adegueremo – sottolinea –. Difenderemo i diritti degli alunni che meritano un insegnamento laico, libero e scientifico e che non devono essere spinti ad andare a lavorare, visto che al lavoro c’è tutto il tempo per approcciarsi nella vita. La scuola non può trasformarsi in un grande centro professionale”.

Quanto al crescente peso della burocrazia, Turi precisa: “La scuola ha le sue specificità e non deve omologarsi ad un lavoro comune – dice -. Qui non si espletano pratiche, si parla con le persone e le si migliora. Se la scuola non riesce più a fare questo è perché da anni veniamo massacrati da tagli e operazioni politiche discutibili”.

Dal contratto al precariato: “Bianchi ha recentemente riconosciuto la presenza di 300 mila precari della scuola in Italia, un numero drammatico – afferma -. La nostra posizione è chiara: c’è bisogno di una sanatoria che metta fine ad una assurda guerra tra poveri di cui la politica deve farsi carico. La soluzione, ribadisco, non sono i concorsi che rappresentano il male della scuola e che non danno al sistema alcuna continuità.

Infine, un appello: “La scuola in questi due anni di pandemia ha retto ma ha sempre dovuto cavarsela da sola, caricandosi di responsabilità e lavori che non avrebbe dovuto svolgere. È necessario tornare a pianificare e i nostri docenti devono essere rimessi nelle condizioni migliori per educare. Perché è questo quello che la scuola deve fare: educare e far crescere una nuova generazione di italiani che renda più forte la nostra democrazia, purtroppo traballante”.


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